martedì 13 marzo 2012

Cina, pena di morte inflitta dalla TV

Non v’e limite all’avidita’ di audience, e cio’ e’ stato ampiamente dimostrato da ogni emittente TV i cui grafici economici sono allineati allo “share”. In Cina pero’ la realta’ supera ogni fantasia, come si apprende dal sito di AgenziaRadicale. Si sa che il primato mondiale per le esecuzioni della pena capitale spetta allo stato cinese, con circa cinquemila condannati all’anno, e cio’ evidentemente ha rappresentato un appetibile occasione da sfruttare per un emittente TV della Cina centrale, che dal 2006 trasmette un reality che propone interviste in diretta dei condannati a morte, a volte anche poco tempo prima l’esecuzione. La trasmissione e’ seguita da quaranta milioni di spettatori e la giornalista conduttrice Ding Yu, con vero spirito sadico, dileggia i “dead men walking” con epiteti offensivi e riferimenti al loro status di “escrementi della societa’”. Il direttore dell’emittente giustifica ed attribuisce valenza positiva alla diffusione di tale spettacolo, per la forte portata comunicativa tesa alla dissuasione dei reati in ambito sociale, ma la BBC intende intervenire in merito, organizzando un programma che evidenzi il cinismo culturale di un paese che tuttavia risulta essere primo al mondo anche in materia economica. L’educazione sociale non puo’ affidare
le sue aspettative al terrorismo di Stato, in perenne conflitto con la liberta’ di espressione e di movimento. La repressione e la diffusione della paura quali mezzi per il controllo e la detenzione del potere, appartengono a civilta’ obsolete e destinate all’estinzione, perche’ basate sulla profonda e arrogante ignoranza di chi e’ incapace di aperture mentali progressiste e culturali, e l’economia, valore intrinseco di una societa’ libera e dinamica, e’ funzionale solo in un clima generale di pace e distensione, al contrario dell’economia forzata e sfruttatrice cinese, per ovvie ragioni destinata anch’essa al tramonto per mancanza dei presupposti oggettivi.
Bologna 13 marzo 2012 h. 9.20 pm. Mario R. Zampella















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