martedì 12 luglio 2011

Ora Come Allora

Quanti illusionisti in questo mondo. Illusionisti quei diplomatici i quali, soltanto perche’ prendono grandi arie, lasciano capire che fanno grandi cose.Illusionisti quei politicanti i quali, come cantava Figaro, fingono di ignorare quel che sanno e di sapere quel che ignorano, si chiudono a doppie porte per meditare sul giornale, si atteggiano a profondi quando non sono che vuoti, pagano deitraditori o intercettano delle lettere, cercando poi di nascondere le bassezze dei mezzi sotto la nobilta’ dei fini.Illusionisti quegli strateghi da salotto e di redazione, i quali si dicono soldati perche’ hanno sempre vissuto lontano dal fronte.Illusionisti quei censori governativi i quali credono di sopprimere i fatti perche’ ne imbiancano l’espressione.Illusionisti quegli imbottitori di crani, i quali gridano che tutto va bene, anche quando gli affari vanno male.  Illusionisti quei mercanti di sciovinismo, i quali si battono eroicamente nelle trincee del piu’ sicuro retrofronte e poi dicono noi parlando dei veri soldati.Illusionisti quei reazionari democratici i quali credono di sopprimere l’azione socialista  con un decreto legge e somigliano a quel mentecatto che s’illudeva di punire il mare frustandolo. (Ma se sul palcoscenico si affollano gli illusionisti, in platea gli illusi diminuiscono. E dal loggione socialista si sorride.) Dalla raccolta di scritti di Antonio Gramsci “La Citta’ futura. Scritti 1917-1918″ Ed. Einaudi.Ischia, 11 luglio 2011 h. 5.47 pm. Mario R. Zampella













sabato 9 luglio 2011

Il Gioco del Cinema

Due casi paralleli in cui le scelte d’opzione divergono sensibilmente in funzione del mercato ma anche del dominio culturale locale. Il cinema Palazzo di Roma ed il cinema Gambrinus di Firenze. Il primo, in via di ristrutturazione mutando la destinazione a sala giochi, il secondo riqualificato in una visione prospettica in cui musica e cinematografia si fondono per l’essenziale nutrimento cerebrale. Sabina Guzzanti a Roma e’ in prima fila nella battaglia contro lo strapotere della Camene, societa’ investitrice nel progetto, di cui parte delle azioni sono detenute dalla Finanziaria Stube e dietro la quale figurano i nomi della cricca Anemone-Balducci. Il PopolodelleLibertà e’ coinvolto nello scontro, quando Capezzone e Aracri si schierano a favore della nuova sala giochi, lanciando insulti ai “facinorosi” protagonisti di una temporanea manifestazione il cui scopo e’ la sensibilizzazione della cittadinanza che, in particolare nel quartiere di San Lorenzo a Roma, non ha alcuna necessita’ di gettare tempo e denaro nell’industria del gioco e tanto meno di veder crescere le future generazioni in preda alla speranza di vincite occasionali, sviluppando possibili dipendenze psicologiche. “Vi da’ fastidio che la cultura non sia piu’ monopolio della sinistra” affermano i simpatizzanti del gioco, definendo cultura cio’ che proprio non ha nulla da condividere con l’enorme potenziale cinematografico.
A Firenze invece, i Simple Minds inaugurano la nuova destinazione dell’ex cinema Gambrinus, insieme al Sindaco Matteo Renzi ed altri artisti, che e’ divenuta la nuova tessera del grande puzzle Hard Rock Cafe’ di Orlando (Florida), che conta piu’ di 150 filiali in tutto il mondo. Il locale sara’ la sede per le performance di gruppi locali in cerca di riconoscimento, nonche’ per la proiezione di films attinenti alla cultura Rock. Un ristorante provvedera’ a rifocillare i giovani frequentatori che avranno la possibilita’ di visitare il museo dei cimeli delle grandi stars, come nella affermata tradizione Hard Rock Cafe’.
Come detto, due paralleli, che vedono potenze economiche di grosso calibro investire e gestire i capitali, in ragione degli utili futuri, con l’unica differenza che il Rock, sebbene gia’ monopolizzato interamente dall’industria discografica e dello spettacolo, costituisce il collante aggregativo umano, politico e poetico, quando le sale giochi, al contrario, sono portatrici di alienazione individuale se non anche incremento dei flussi finanziari di dubbia e illecita provenienza.
Ischia, 09 luglio 2011 h. 3.26 p.m. Mario R. Zampella









sabato 2 luglio 2011

Tante Scuse

Chiedere scusa e’ l’atto con cui si ammette un errore, pacificando la coscienza, quando questa entra in conflitto generando sensi di colpa. Il pentimento trova fondamento nella pratica cattolica secondo cui la confessione di un misfatto, ottiene assoluzione quando essa e’ profondamente sentita, ovvero, in assenza di fede, quando i sensi di colpa sono tali da costituire ostacolo al proseguimento sereno della vita. Da qui, si e’ sviluppato il fenomeno del pentitismo, che, sotto la disciplina giuridica, prevede particolari privilegi per tutti coloro che abbiano intenzione di confessare fatti di carattere penale a stampo mafioso. L’adesione allo stato di pentimento, naturalmente comporta la totale partecipazione e convinzione del pentito, non sempre sincera, affinche’ sia ricostruita la verita’ in base ad elementi piu’ approfonditi. L’eccezione e’ riferita a coloro che hanno strumentalizzato il fenomeno a proprio favore, creando scompiglio e distonie nella descrizione del corso degli eventi ( es. caso Tortora). Se pero’ da un punto di vista giuridico, il pentitismo strumentalizzato costituisce eccezione, nella pratica quotidiana si assiste sempre piu’ di frequente alle scuse di comodo, 
un atteggiamento che di fatto neutralizza, anche solo in parte, l’azione non consona all’etica del vivere civile. E cosi’, come ogni abbondanza determina una reazione inflazionaria, anche le scuse, sono divenute una pratica d’uso frequente per tamponare questa o quella mancanza. Chi chiede scusa, ammette e quindi confessa, anche se non proprio in via ufficiale, di essere colpevole rispetto al danno causato e di solito, per le piccole controversie, e’ sufficiente a chiudere ogni ulteriore prosieguo della questione. Le scuse pongono il reo in posizione di onesta’ ritrovata, almeno quando sono  profondamente sentite, ma anche in questo caso, come nel pentitismo giuridico, non mancano le scuse di convenienza, quelle espresse per puro e personale tornaconto. Cosi’ risulta piu’ agevole sbagliare, meno grave l’errore e piu’ facile l’assoluzione. E’ emblematica la carrellata di scuse che quotidianamente viene esternata da politici, parlamentari, personaggi qualificati e provocatori dell’ultima ora. Non di rado si colpisce di proposito, con scopi mirati, per poi chiedere ipocritamente scusa, ricomponendo serenita’ e relazioni sull’orlo del baratro. Le scuse quindi assumono valenza diversa a seconda della profondita’ del pentimento, ed in linea generale, piu’ e’ inflazionato il ricorso all’escamotage e meno le scuse sono sentite, senza peraltro modificare il risultato ottenuto. Infatti e’ difficile che un pentimento, per quanto falso ed ipocrita, non sia accettato, anche con le dovute riserve, assolvendo il reo. In conclusione, sarebbe auspicabile lo sviluppo di una capacita’ critica che induca al rifiuto di ogni perdono che sia richiesto in assenza di una reale consapevolezza dettata dalla coscienza.
L’atteggiamento buonista del perdono incondizionato non aiuta l’emancipazione di coloro che, intrappolati nel circolo vizioso del peccato-confessione-perdono, riproducono lo schema quale stereotipo del comportamento dominante. Il mondo ha bisogno di uomini, non di burattini, azionati dai fili perversi del potere sovrastante. Ecco perche’ “L’errore di Descartes”.
Ponza 2 luglio 2011 h. 11.21 am. Mario R. Zampella