lunedì 28 marzo 2011

"Sugar Daddy" e Immigrati

Nell’Africa profonda, Malawi, gli uomini adulti, di cui circa il trenta per cento affetti da AIDS, usano adottare ragazzine per lo piu’ minorenni, con retribuzione fissa di circa sette dollari mensili, in cambio di prestazioni sessuali o altri piccoli favori. Il triste fenomeno e’ chiamato “Sugar Daddy” e farebbe parte della cultura locale, senza alcuna inibizione o vergogna. L’ONU ha varato un progetto di contenimento del fenomeno, stanziando la somma di dieci dollari mensili per ogni ragazza disposta a rinunciare al suo “Sugar Daddy” e a frequentare una scuola adeguata alla propria istruzione. L’esperimento sta dando i suoi frutti, e, almeno per ora, i padri adottivi sono in decisa diminuzione. Contemporaneamente nell’Italia profonda, a Lampedusa e dintorni, si sta verificando uno dei piu’ massicci esodi degli ultimi decenni, in cui migliaia di profughi delle rivolte del nord Africa, si riversano sulle coste in cerca di un futuro migliore. Il Ministro degli Esteri italiano, per contenere il fenomeno da ampia portata, ha lanciato l’idea di riconoscere la somma di 1500 euro per
ciascuno degli immigrati, in cambio della rinuncia al suo futuro migliore. Iniziative simili ma di segno contrario.
Fiumicino 27 marzo 2011 h. 8,10 am. Mario R. Zampella












venerdì 25 marzo 2011

La Fine del Mondo

Come da risoluzione ONU, la 1973, l’intervento in Libia e’ da intendersi difensivo della sicurezza del popolo libico che ha osato ribellarsi al socialista dittatore. Vien da chiedersi quale migliore strategia sara’ adottata perassolvere al mandato, come si procede nella circostanza in esame. Gheddafi rimarrebbe libero di sferrare azioni offensive e la NATO dovrebbe esclusivamente erigere una barriera fra lui ed il  popolo ? Oppure dovrebbero forse distruggere tutti i suoi armamenti senza peraltro combattere contro i suoi mercenari ? E’ davvero un rompicapo giungere ad una congrua soluzione. Perche’ Gheddafi non puo’ essere minacciato, attaccato, catturato e giudicato cacciandolo per sempre dalla compagine storica ? Chissa’, forse perche’ in fondo tutti lo amano, Berlusconi in testa, o forse perche’ tutti lo temono, a tal punto da fingere di amarlo. Ma Gheddafi sarebbe temibile ? Dalle informazioni in circolo risulta che possiede armamenti del tutto obsoleti (i 3000 missili a lui forniti dalla Francia nel 2007 ?). In compenso possiede pozzi di petrolio molto profondi, e, per quanto non ci si creda, sono armi di grande rischio globale. Troppi interrogativi e troppe incongruenze in questo conflitto. Cio’ che appare certa e’ la stanchezza di un popolo che da piu’ di quarant’anni non puo’ scegliere a chi affidare la guida del paese, ed il sentimento e’ comune in tutti i paesi in cui vige il regime dispotico, peraltro ignorati dalla comunita’ internazionale sebbene si sia versato sangue con simili modalita’. Intervenire in tutto il medio oriente equivarrebbe dichiarare guerra alla meta’ del globo, escludendo i problemi derivanti dalle possibili ritorsioni sulle forniture di petrolio, anche se la storia moderna ricorda la grande contraddizione avvenuta per la vendita di carburante alle forze naziste da parte americana. Appare chiaro che una soluzione diplomatica e’ ben lungi dall’essere cercata e quasi tutti i paesi del mondo sono compatti nella decisione che vede il Colonnello bersaglio della giustizia terrena. Se l’intervento militare in Libia e’ un atto dovuto, senza ipocrisie di sorta Gheddafi dovrebbe essere catturato e giudicato al piu’ presto, senza dilungarsi in complesse teorie militari che producono solo letteratura bellica. Cosa si teme, la fine del mondo ?
Fiumicino, 25 marzo 2011 h. 5.51 am. Mario R. Zampella















mercoledì 23 marzo 2011

Gioco Stupido


Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare, oppure, il gioco e’ bello quando dura poco, e ancora, g iochi di mano, giochi da villano etc etc.. Il gioco rappresenta sin dall’eta’ infantile, il primo veicolo di interazione sociale, la via maestra alla conoscenza del mondo. Senza ipocrisie di sorta e pregiudizi perbenisti, esso si manifesta in tutta la sua autenticita’ varcando le soglie del bene e del male, imprimendo la misura dell’esperienza nei meandri neuronali della memoria. In seguito il gioco non cessa di rappresentare il mezzo attraverso cui gli individui si confrontano, con la differenza che un bambino esprime crudelta’ o benevolenza a livello istintuale, gli adulti invece lo fanno consapevolmente. Il gioco dunque assume aspetti inquietanti che comprendono sadismo, violenza, intolleranza e collera cieca. E tutto e’ gioco, dai fenomeni economici alla politica, dalle ricerche analitiche ai movimenti religiosi, in un vortice di interazioni sociali che vorrebbe escluderne l’essenza ludica esaltando la serieta’ e la consapevolezza di qualsivoglia relazione. Divenendo adulti il gioco non fuoriesce dall’esperienza individuale e collettiva, bensi’ affina le sue armi, muta il suo carattere indagatore in esercizio del potere a seconda dei casi piu’ o meno favorevoli. E cosi’ la ruota gira, proponendo ciclicamente e sempre piu’ cinicamente i cari ricordi dell’infanzia in cui ‘l’innocenza’ istintuale esorcizzava la violenza e la crudelta’ con semplici escamotages mentali, con la finzione. Ogni gioco ha il suo limite strutturale oltre il quale la naturale escalation di rimpalli ribalta le posizioni originali in posizioni antitetiche. In particolare, la violazione delle regole, il mancato rispetto dei fondamenti che articolano le relazioni sociali e il malfunzionamento della giustizia che placa i malumori, determinano il decadimento di quell’interazione vivace che arricchisce e educa gli individui. Ma gli adulti sono consapevoli, senzienti e autocoscienti, essi non possono confessare la natura giocosa delle loro azioni, ne’ tantomeno esorcizzare gli eventi con la finzione, quindi, danno massima espressione alla propria potenza incuranti se la stessa produca violenza o meno, anzi, in virtu’ delle posizioni acquisite con la crescita, le scelte di carattere antipopolare sono sintetizzate nel male necessario alla pacifica convivenza. Analogamente all’eta’ infantile, il gioco fra adulti espleta le sue funzioni in scala gerarchica, con struttra piramidale, ed in relazione alla propria personale posizione si puo’ essere parte attiva, semplice pedina o sinanche vittima dello stesso. Tutto dipende dagli investimenti erogati a favore o contro ogni esistenza individuale. Una sorta di scommessa sul cavallo vincente. Un altro giro, un’altra corsa. L’unica speranza da alimentare e’ che il gioco sia la mera simulazione di una realta’ inesistente o di una possibile probabilita’ futura e che la sua finzione rappresenti lo scopo di vanificare, annullare ed escludere tutto cio’ che di anticivile lastrica i nostri percorsi futuri.
Mercatale (FI) 23 marzo 2011 h. 4.57 am. Mario R. Zampella
















domenica 20 marzo 2011

Il Gladiatore

E’ dunque iniziato lo sfoggio degli armamenti. L’informazione ‘libera’ deve rendere conto anche dell’aspetto agonista della guerra, gli ultimi ritrovati, le tecnologie, la superiorita’, il buon fine del denaro prelevato ai cittadini e destinato come si conviene, l’industria della guerra. Il cattivo di turno e’ Gheddafi, malfidato dittatore spargi-sangue, e l’opinione pubblica mondiale acclama come un tempo al Colosseo, col pollice verso, l’abbattimento del gladiatore.
Anche la Lega Araba e l’Unione Africana annuiscono al progetto, purche’ sia veloce, possibilmente indolore.
Il pianeta vive ore difficili perche’ gli assetti, gia’ precari dal 2001, seguono il trend entropico decadendo giorno per giorno in relazioni sempre piu’ degenerate. La crisi economica che ha rivelato il bluff delle bolle speculative ha determinato in parte l’attuale congiuntura negativa ma le guerre, si sa, aiutano l’economia. Ogni rivoluzione ha diritto ad essere ascoltata ed ogni ingiustizia deve essere repressa in nome dei diritti universali dell’uomo.
Se il Colonnello avesse un briciolo di buon senso, farebbe un passo indietro, consegnerebbe lo Stato libico ad un comitato provvisorio che gestirebbe la transizione verso il sistema democratico. Oramai e’ scontro aperto, la freccia e’ partita verso il bersaglio ed e’ impossibile stopparla o deviarla. L’effetto domino che ha vistoTunisia, Algeria, Egitto, Libia, Yemen, Iran, Siria, Barhein insorgere contro le autorita’ costituite, crea di fatto una molteplicita’ di conflitti con blocchi di grande potenza in allarme. Il disastro di Fukushima ha rivalutato il petrolio quale fonte primaria d’energia e l’invasione del Barhein dei carriarmati Sauditi per sedare la rivolta, sembra quasi l’off limit imposto a difesa dei propri ‘princìpi’. Magari il voto alle donne, quello potra’ concedersi. L’equilibrio e’ sottile, basta poco, davvero un soffio, un battito d’ali di farfalla e la terra sara’ costretta a rivedere ogni errore commesso, alla luce di un falo’ in qualche villaggio tribale del terzo millennio. 
Mercatale (FI) 20 marzo 2011 h. 5.30 am. Mario R. Zampella















mercoledì 16 marzo 2011

Nucleare, o Tutti o Nessuno

Morti, feriti, dispersi, mille, duemila, diecimila, ventimila, notizie frammentate e confuse che come in ogni calamita’ naturale fanno fatica ad affermarsi definitive in breve tempo. Il Giappone, ancora alla prova, ancora al test di sopravvivenza. Sulle centrali a rischio il confronto e’ ormai globale. Atomo si o atomo no. O tutti o nessuno, i rischi ? L’estinzione dell’essere umano. Vantaggi ? Forse piu’ comfort. Le avanguardie militari conoscono bene gli effetti dell’energia nucleare, per primi ne hanno testato le caratteristiche. Dai loro studi il nucleare si e’ poi sviluppato commercialmente per la produzione di energia, con le centrali ad uranio e plutonio. La storia degli incidenti alle centrali e’ ben nutrita, sempre minimizzati nel nome dell’economia. In Italia siamo a chiederci nuovamente se il gioco vale la candela, quando a pochi chilometri di distanza ci circondano gli impianti dei nostri vicini, anch’essi affetti da malfunzionamenti. Se Jeremie Rifkin individuava anche il rischio criminalita’ quando la centrale puo’ costituire bersaglio di ritorsione terroristica, si e’ capito per certo che le calamita’ naturali giocano un ruolo altrettanto importante, soprattutto per il caos innescato che indurrebbe facilmente qualcuno ad alimentarlo ulteriormente.
Mercatale, 16 marzo 2011 h: 5.55 pm. Mario R. Zampella

















lunedì 14 marzo 2011

Italia, Liberta' per i Criminali di Guerra

Gli insorti in Libia si stanno ritirando, Gheddafi ricompone poco a poco il suo potere appena scalfito dai recenti eventi di ribellione. Dopo qualche inerme minaccia all’Italia partita dal figlio del Rais e la rottura ufficiale del trattato d’amicizia fra Libia e Italia siglato nel 2008, il rischio maggiore risiede nelle possibili ripercussioni che la Lega Araba potrebbe accusare nei confronti dei paesi occidentali. A tutt’oggi sembrerebbero allineati alle iniziative dell’ONU, schierandosi per la No Fly Zone su tutta la Libia. E’ inoltre in corso un dibattito per l’attivazione della procedura con cui Gheddafi verrebbe deferito alla Corte PenaleInternazionale dell’Aja, la quale ha gia’ disposto per Omar Al Bashir, riconosciuto responsabile del massacro del Darfur, un mandato di cattura internazionale per genocidio. Mandato che in Italia non risulta applicabile perche’, nonostante sia Paese membro che ha firmato e ratificato l’adesione allo Statuto di Roma, ancora deve allinearsi alle direttive europee che ne dispongono l’adeguamento. Di fatto, Al Bashir, come chiunque altro ricercato a livello globale, godrebbero di liberta’ incondizionata in Italia, sebbene criminali di guerra.
Gheddafi in passato ha difeso la posizione di Al Bashir, rendendosi complice dei suoi crimini, ed oggi, il suo atteggiamento spietato ne conferma la comune natura. Prego, accomodatevi in Italia.
Mercatale 14 marzo 2011 h.1.52 a.m. Mario R. Zampella











lunedì 7 marzo 2011

Istinto Animale

Una notte come tante, Caserma del Quadraro, Roma, la cella ospita una detenuta accusata di furto, in attesa di giudizio, per direttissima, previsto il giorno successivo. Tre Carabinieri rientrano, come in famiglia, dopo una serata allegra, invitando un amico Vigile Urbano. Il giorno successivo, parte una denuncia contro i dipendenti dell’Arma per violenza sessuale ripetuta. La donna, si consulta col
compagno di vita, un intermediario immobiliare, si convince a parlare. I militari si difendono,
ammettendo il misfatto ma sostenendo che la donna era consenziente e che nessuna violenza e’ stata
mai usata contro di lei. Per disposizione dell’Autorita’ Militare, i tre dipendenti sono stati sospesi, il
Vigile Urbano si difende sostenendo di essere gay. Breve cronaca di uno squallido episodio di
provincia consumato in una Caserma della capitale. Dai dettagli della vicenda si potrebbe immaginare una scena analoga in qualche paesucolo del far-west del 1800, forse l’epilogo sarebbe stato diverso.
L’argomento sessuale e’ ancora una volta al centro dell’attenzione per cio’ che riguarda i rapporti fra pubblico e privato, e ‘ materia di discussione, di divisione fra i rappresentanti dei due sessi. Cosa si intende per violenza sessuale, e’ necessario che la donna opponga una decisa reazione, rischiando di peggiorare la propria posizione, in questo caso subalterna, e’ necessario che la stessa adoperi tecniche psicologiche per convincere i suoi ‘guardiani’ a desistere, oppure e’ sufficiente che l’atto sia
consumato in un silenzio velato di ricatto ? Chiunque in stato di detenzione non e’ un libero cittadino, la facolta’ di scelta non appartiene alle sue ‘chance’, se non per le esigenze primarie, e’ quindi possibile definirlo consenziente per un azione illegale in cui e’ stato invitato ufficiosamente alla complicita’ dai rappresentanti dell’autorita’ costituita ? Da chi dovrebbe discendere l’esempio di una giustizia quanto piu’ vicina alle norme che ci tutelano, da chi ha il dovere di applicarle facendole rispettare oppure da chi ha solo l’impegno di rispettarle ? E nel caso in cui non le rispetti, per qualsiasi umana ragione, e’ giusto che debba pagare il suo errore ad ogni stazione di pedaggio, in un ricatto perpetuo che ferma il tempo evolutivo della vita a quella singola azione ? E’ il frammento di un panorama piu’ ampio, in cui l’istinto animale trascende le regole per le quali lo stesso istinto dovrebbe costituire rinuncia, a favore del tranquillo vivere civile. La forma di ricatto in uso e’ meschina e sottile: il reo/a e’ costretto a vivere quale suddito al servizio di coloro che ipocritamente per primi hanno imposto la rinuncia all’istinto animale in cambio dei vantaggi della civilta’. Che vantaggi.
Mercatale (FI) 07 marzo 2011 h. 2.56 am. Mario R. Zampella