lunedì 29 aprile 2019

GERONTOLOGIA.


     Come se il processo d'evoluzione delle civilta' vada cristallizandosi poco a poco, cosi' e' avvertita sempre piu' una nuova forma di intolleranza, quella che discrimina i vecchi, particolarmente sentita dalle generazioni piu' giovani. 
Il recente avvenimento a Manduria, in cui un pensionato e' rimasto vittima dei soprusi di una banda di ragazzetti, rappresenta il fenomeno che qui e la va sempre piu' affermandosi, se non nei fatti, soprattutto nell'immaginario giovanile e anche di eta' piu' avanzate. La sensazione principale si manifesta nel fatto che il lento incedere della vita sia fermo, producendo di fatto il congelamento della realta' e cosi', separando le nuove generazioni dalle vecchie, quasi fossero queste ultime, meri scarti di modelli vitali ormai obsoleti ed inutili. Cio' che inoltre contribuisce ad acuire le divisioni in esame, deriva sicuramente da un progresso tecnologico fuori controllo, che, nel nome del profitto, predilige e favorisce le menti scaltre rispetto a quelle piu' lente e ferraginose. L'esclusione di fatto dei vecchi dalla rivoluzione tecnologica risiede nel mancato rispetto della loro lentezza fisiologica, nel senso che ogni nuovo dispositivo realizzato non e' propriamente utilizzabile se non acquisite per intero le infinite istruzioni per l'uso, provocando cosi' l'erezione di un muro fra la generazione digitale e quella analogica. Il termine con cui viene definita tale forma di razzismo (ageism) e' stato coniato dal gerontologo Dr. Robert Butler, nel lontano 1969, ovvero 50 anni or sono, nel mezzo della civilta' statunitense. L'allarme non ben compreso in quel momento storico, ha assunto via via dimensioni piu' importanti, man mano che l'esclusione dei vecchi dai processi evolutivi dell'uomo si e' accentuata, considerandoli in tale attuale contesto, semplici avanzi generazionali da rottamare. E cosi' la memoria storica di frammenti o anche di pezzi importanti del nostro comune cammino, viene spietatamente calpestata, benche' l'essere vecchi, a volte, rappresenti l'arroccarsi alle proprie torri d'avorio senza alcuna concessione al dialogo ed al compromesso. Quel che le nuove leve stentano a comprendere si traduce nel fatto che il tempo scorre comunque, che un giorno o l'altro, con un po' di fortuna (o sfortuna), anch'essi si troveranno nell'area geriatrica a soffrire di qualche patologia senile o di qualche forma di rifiuto ad accettare nuove modernita'. E' il ciclo della vita, e il tempo non riserva sconti gratuiti, a meno che non si voglia seguire l'esempio di un noto brano dei WHO, in cui "hope I die before I get old" (spero di morire prime di invecchiare).
29 aprile 2019 Mario R. Zampella












venerdì 12 aprile 2019

IL GEMELLO NELLO SPAZIO.


Un articolo comparso su NYTimes on line, dell'11 aprile 2019, a firma di Karl Zimmer, riassume in breve i risultati ottenuti dall'esperimento condotto negli Stati Uniti, relativo alla differenza riscontrata nell'evoluzione biologica di due fratelli gemelli, di cui uno in permanenza nello spazio per oltre un anno.
L'esperimento richiama il famoso assunto teorico di Albert Einstein, secondo cui, un fratello gemello lanciato nello spazio a velocita' prossime a quelle luminali, tornerebbe sulla terra piu' giovane rispetto all'eta' del fratello, che possiede le stesse caratteristiche genetiche.
La teoria riferisce naturalmente alla Relativita' Speciale o Ristretta, la quale stabilisce che la velocita' rispetto allo stato stazionario, dilata e rallenta  il tempo, in via proporzionale, sino al raggiungimento della velocita' finita pari a 299792 Km al secondo, in cui il tempo si arresterebbe del tutto.
Ebbene, il Sig. Scott Kelly, come riferisce Zimmer, ha viaggiato in orbita per ben 340 giorni, durante i quali ha provveduto ad effettuare prelievi sanguigni e di urina. Ha testato i suoi riflessi con appositi videogiochi per misurar le sue capacita' di reazione e quant'altro fosse d'aiuto per compararlo agli identici test effettuati dal fratello Mark, che frattanto era sulla terra, ad attenderlo. Giovedi scorso, ben tre anni dopo il ritorno di Scott dallo spazio, si sono concluse le ricerche che hanno evidenziato talune mutazioni di base nelle cellule del viaggiatore spaziale, rispetto alle condizioni del fratello gemello Mark. 
Il DNA e' cambiato in alcune cellule, il suo sistema immunitario ha prodotto nuovi segnali di reazione ed il microbioma ha ospitato nuove forme batteriologiche. 
Molti dei cambiamenti registrati, sono tornati spontaneamente al loro stato naturale, una volta che Scott e' tornato a casa. Altri invece persistono. Ad esempio le mutazioni genetiche e un generico declino cognitivo. 
Gli studi effettuati sulle mutazioni genetiche hanno preso in esame quella sezione del filamento del DNA, denominato telomero, la cui lunghezza si divide in due ogni qualvolta una cellula si divide. 
Ma il suo deterioramento puo' essere causato anche da radiazioni, inquinamento ed altri fattori concomitanti esterni. Il fatto che piu' incuriosisce gli scienziati, e' che i telomeri di Scott hanno accusato un cambiamento, non diminuendo ma aumentando in lunghezza. Cio' va contro quanto accade normalmente, perche', a seconda della costituzione di ogni individuo, un precoce o ritardato invecchiamento, dipende dalla suddivisione di ogni cellula, quindi di ogni telomero che risiede nel cromosoma, sino al punto in cui la cellula non riesce piu' a suddividersi entrando in un processo di morte detto apoptosi.
Il risultato di cui in argomento, potrebbe essere stato causato da un buon esercizio fisico come anche da una buona alimentazione, sostiene la Dr. Susan  Bailey, biologa del cancro alla  Colorado State University, ma la permanenza in uno stato di assenza gravitazionale, potrebbe aver risvegliato popolazioni di cellule altrimenti sopite.
Piu' che allungare i telomeri del Sig. Scott, il suo viaggio ha permesso nuove produzioni di cellule, forse staminali, con telomeri nuovi di zecca.
Inoltre, vastita' di geni hanno incrementato la loro attivita' nello spazio, quando quelli del fratello Mark sulla terra sono rimasti in perfetta quiete.
Cio' potrebbe essere dovuto alla maggiore radioattivita' presente nello spazio rispetto alla terra, che e' pari a circa 48 volte, e quindi aver stimolato l'attivita' di geni deputati alla correzione di errori che si manifestano nel DNA, afferma Christopher Mason, genetista presso la Weill Cornell Medicine di New York.
Ma le mutazioni registrate potrebbero anche essere state prodotte dai tremiti quantistici. Una impercettibile vibrazione che dura frazioni infinitesimali di secondo, che colpisce le cellule e  in cui, nel processo standard di riproduzione cellulare, viene effettuata una copiatura errata di quell'istante fatidico in cui la cellula era differente a causa del tremito. 
Detto fenomeno, potrebbe essere molto accentuato in condizioni di assenza gravitazionale, e anche in presenza di maggiore radioattivita', tale da minare l'intera struttura nucleotidica, ed attivare il frenetico intervento dei geni preposti alle correzioni di errori possibili. 
L'intero esperimento, purtroppo, non sara' attendibile a livello scientifico, proprio per il rispetto dovuto al metodo scientifico che ne fissa parametri e limiti. Molti altri astronauti dovranno intraprendere tale percorso prima di poter trarre conclusioni definitive.
La velocita', come Einstein sosteneva, rende piu' giovani della staticita', ma purtroppo il cosmo non sembra, almeno per ora, essere un ambiente proprio consono alla vita degli esseri umani. E lo conferma anche un nostro Astronauta, Paolo Nespoli, il quale ha dichiarato, dopo una recente missione spaziale, di sentirsi invecchiato di almeno 10 anni, una volta sulla terra.
12 aprile 2019 - Mario R. Zampella

lunedì 8 aprile 2019

LA QUADRATURA FINALE.


          Sembra sia arrivata a conclusione definitiva il grande mistero che ha avvolto le viscere dell'Universo e coinvolto i piu' grandi scienziati, ricercatori e studiosi, circa la massa mancante entro i confini del nostro Universo. Dai calcoli risultanti in base alle forze gravitazionali presenti, non si riscontrava la materia visibile corrispondente. In sostanza, la differenza fra materia visibile ed i calcoli effettuati sulla base delle forze gravitazionali, avendo le quali e' possibile desumere il valore delle masse che si attraggono reciprocamente, costituiva la cosiddetta materia oscura, ossia non visibile. Il mistero ha impegnato per diversi anni la comunita' scientifica al fine di restituire un'identita' alla massa mancante, senza soluzioni. Da quando invece, si e' decisa la modifica del parametro a cui riferisce il sistema di pesi e misure, utilizzando la costante di massa di Planck (2,17645 x 10 ^-8), anziche' la scala comunemente utilizzata per misurare la massa che era riferita al chilogrammo, i conti sembrano tornare. Infatti, se sulla terra la variazione fra i due parametri e' pressoche' insignificante, in scala universale acquisisce valore rilevante, tale da compensare quel 25% di materia ritenuta invisibile e percio' detta oscura. Si tratta di comprendere ora quel 70% rimanente di energia oscura, che e' causa dell'espansione continua dell'Universo. Si trattera' forse di una centrale elettrica che opera illegalmente.
07 aprile 2019
(Asimmetrie - La Massa Mancante)