domenica 16 giugno 2013

Ingroia o Ingoia ?

Poteri criminali e istituzionali lavorano insieme. E’ la conclusione di Antonio Ingroia, 
oramai ex magistrato che imbocca definitivamente il percorso politico. La destinazione 
ad Aosta, quale nuova sede per l’espletamento della sua attivita’ di giudice, lo ha convinto 
a mollare la carriera di magistrato, dopo 25 anni prestati al servizio di uno Stato ancora 
una volta, come gia’ accadde per Giovanni Falcone, ingrato e sospetto di collusione con
i poteri illeciti. La lettura della sua decisione conferma quanto accade dietro le quinte di 
un teatrino logoro, e sconforta non poco cio’ che ermerge dalla sua scelta, un quadro 
immutato da piu’ di cinquant’anni. Non solo. L’allarme sembra invocare il tragico appello 
“si salvi chi puo’”, con la consapevolezza che non c’e’ posto per tutti. Ingroia afferma che 
il suo impegno trascorso alla lotta alla mafia non poteva sclerotizzarsi bersagliando figuri 
con la classica coppola, e che questa era l’unica possibilita’ concessagli. La storica 
collaborazione alternata fra poteri criminali e istituzionali, si palesa apertamente in 
occasione dello sbarco degli alleati in Italia, quando tutte le forze erano unite nell’intento 
di sconfiggere la dittatura esistente. Da allora le vicende vedono collaborare, ora si, ora no,
la mafia con la legalita’, come un pendolo inarrestabile. Se Falcone affermo’ che, come tutti i fenomeni, la mafia e’ destinata alla sua fine, la storia contemporanea sembra smentirlo a 
favore di una piu’ realistica ipotesi: l’Italia e’ detentrice di un brevetto esportato in tutto 
il mondo, che costituisce il modello di riferimento piu’ accreditato e che garantisce immunita’, enorme potere e profitti, in barba a chi crede ancora che la coppola sia il segno distintivo 
del male. L’ultimo barlume di speranza potra’ forse concretizzarsi con la cessazione di ogni ostilita’ di guerra nello scacchiere internazionale.
Sabato 15 giugno 2013 h. 12,37 pm. Mario R. Zampella












sabato 8 giugno 2013

Frankeinstein

Dopo sforzi notevoli che hanno visto l’intero processo di ricostituzione del Governo 
in carica e del Presidente della Repubblica, finalmente “la creatura” e’ venuta alla 
luce, in una versione inedita che ricorda solo lontanamente il travaglio politico 
vissuto in occasione dello storico compromesso fra DC e PCI. Momenti assai distanti, 
come diversi appaiono i percorsi che fin qui hanno condotto. Teste saltate e sangue
versato tracciano il difficile travaglio che ha prodotto un frutto dal sapore cosi’ amaro, 
versione inedita di un’intesa davvero larga, non particolarmente scandalosa in un 
qualsiasi paese europeo, troppo stridente nel nostro. Frankenstein vive e si muove 
con i suoi passi di piombo, come un elefante nella cristalliera, sotto il maniacale 
controllo di un’opposizione ribelle ma sotto sotto compiaciuta di aver acquisito
cotanto potere. Espressione di un elettorato che ha spaccato l’Italia in tre e prodotto 
di una legge elettorale che ha il primato di offendere la sacra dignita’ dei suini. E 
parte il treno delle riforme, attualmente condotto da una nuova schiera di “sciamani” 
per questo nominati, che nei prossimi quattro mesi dovra’ indicare il percorso necessario
al riassetto generale di un paese sgangherato, in cui la corsa contro il tempo misura 
l’affanno per l’otturazione delle falle che di giorno in giorno vanno aprendosi. In diciotto
mesi complessivi l’imbarcazione dovrebbe essere in grado di navigare, nel mare incerto 
che la circonda. Il compromesso meno prevedibile nella storia della politica italiana, 
dovrebbe garantire la ripresa economica in un clima di operosita’ generale. Un compromesso 
atto a garantire la sopravvivenza almeno della nostra immagine, oramai sbiadita e informe. 
Del resto, tempo fa, “qualcuno” disse che ”e’ necessario convivere con la mafia”.
Venerdi, 7 giugno 2013 h. 8.18 am. Mario R. Zampella