martedì 14 giugno 2011

Licenziamento Berlusconi

E’ chiarissimo il pensiero degli italiani, alla luce dell’ultima consultazione referendaria, che li ha visti esprimersi su temi di portata universale, ed ancora piu’  chiaro risulta il netto rifiuto alla politica di Governo, gia’ manifestato alle recenti votazioni amministrative ed in sede referendaria avallato da un quorum di oltre il 57%. Il grande comunicatore, reo di aver turlupinato un intero paese, come anche l’Economist incalza, e’ alle corde, di fronte allo stesso specchio di cui farneticava le visioni terrificanti dei volti di sinistra, ma oggi il volto e’ il suo, distrutto dal dissenso di un popolo stanco di ingoiare false promesse e di subire le angherie dello squadrismo di governo. Un volto gia’ percosso a sangue dalle guglie acuminate di un Duomo di Milano in miniatura, con cui un certo Tartaglia preconizzo’ le ferite ben piu’ dolorose della disfatta elettorale, il volto inceronato di un uomo sull’orlo di una crisi di identita’, che elemosina con fare straccione, le attenzioni dei capi di Stato esteri, recitando una litania quanto mai meschina e volgare. Ogni buon prestigiatore ha sempre nuove sorprese nel suo cilindro ma davvero risulta inimmaginabile cos’altro il Governo in carica ed il Primo Ministro si apprestano a proporre. Bugie, ancora bugie, nient’altro che bugie, e oramai, fossero anche realmente capaci (ipotesi surreale) di programmare, realizzare e concretizzare, la corazzata Berlusconi e’ alla deriva, in balia di un vento nuovo, il vento della consapevolezza e della ragione, il vento della maturita’ e della rivoluzione. Oggi il cerchio si chiude col licenziamento disposto dai cittadini italiani, per ultimi a comprendere quanti e quali danni siano costati al loro Paese, malgrado gli allarmi e le avvertenze di provenienza autorevole ed internazionale. Presto, e’ necessario porre termine in fretta all’attuale risicato Governo (14 dicembre 2010), perche’ ogni giorno trascorso e’ una ferita in piu’ allo spirito divelto e umiliato da un uomo crudele e senza scrupoli.
Ponza, 14 giugno 2011 h. 2.00 a.m. Mario R. Zampella









mercoledì 1 giugno 2011

L'Italia Senza Cervello

La chiamano la sberla, ma a ben vedere si tratta di un vero e prorpio calcio in culo, il risultato definitivo delle amministrative tenutesi in quest’ultima domenica e lunedi di maggio. L’Italia si e’ confermata essere il popolo dei coglioni, dei senza cervello, di coloro che preferiscono il garantismo delle minoranze e degli emarginati piuttosto che asservire le logiche oligarchiche degli attuali governanti. Tutti contro Berlusconi, Corte Costituzionale, banche, imprenditori, operai, tutti contro il conclamato stile furbesco e malandrino di cui ancora si e’ oggetto di manipolazione e strumentalizzazione. L’arte del mischiare le carte in tavola e’ in via di estinzione, la gente ha maturato la profonda convinzione che lo Stato non si configura quale carrozzone carnevalesco in cui sfilano vallette e modelli di scarsissima entita’ intellettuale, ed i voti di Napoli e Milano sono la smaccata dimostrazione che il Paese necessita di persone serie e determinate per la sua 
gestione sociale e  contabile. Tutte le proteste a cui abbiamo assistito, la Vynils all’Asinara, la Fincantieri, gli studenti di tutte le scuole, gli insegnanti, la Polizia, la Confindustria, la Fiat, la Chiesa e cosi’ via, hanno sottolineato la grave inefficienza dell’attuale establishement governamentale, preoccupato esclusivamente dei propri interessi personali ormai da troppo tempo, lasciando l’Italia nella grave crisi socio-economica in cui si trova. Tuttavia, nessuno di loro e’ disposto a retrocedere per la verifica politica della legittimita’. Si preferisce l’ormai consolidato mercato del compra e vendi parlamentare e cosi’ tocchera’ resistere alla visione di questi volti, ormai consunti dall’uso incontinente di arroganza e  presunzione, lividi di rancore e vendetta, gia’ in combutta per le prossime sporche manovre volte all’acquisizione di consenso, almeno fino al 2013, sempre che qualche paese arabo non ci attacchi, in quel caso saremo in guerra e non piu’ in missione umanitaria (come ufficialmente viene operata la distinzione) e pertanto, in base alla Costituzione, il Governo in carica, sara’ legittimato a restarvi senza limiti di tempo, sino a conclusione del conflitto. La prospettiva non e’ delle migliori, anzi, ha l’alito pesante di cui gli italiani hanno gia’ assaporato l’amarezza, pur indossando una scarpa con due piedi. Qualcuno ha detto: “Se fai un errore, ripetilo”, non era sufficiente ?
Fiumicino 31 maggio 2011 h. 12.24 am. Mario R. Zampella