mercoledì 23 febbraio 2011

Guerre Sante e Guerre Maledette

La rivolta popolare sanguinosa che sta interessano la costa nord
africana, con punte d’espressione in Iran, Barhein, Siria e Yemen, e’
un movimento che prescinde dall’appartenenza a fedi religiose, in
quanto trova fondamento nell’affrancamento dell’uomo dalla servitu’
imposta dai grandi dittatori deposti o ancora contestati e dalle
condizioni di miseria insostenibile. I regimi abbattuti e quelli in corso
di contestazione, hanno goduto sino a ieri degli appoggi di quasi tutte
le grandi potenze democratiche, insieme ai contributi economici,
peraltro finiti nelle tasche personali. Oggi c’e’ un inversione di
tendenza, vincono i popoli e le legittime rivendicazioni, ancora una
volta macchiate col sangue. Tutti speriamo in un mondo in cui regni
un vero sistema democratico, gestito da rappresentanti del popolo e
ben venga la rivolta popolare, dolorosa anch’essa ma espressione della
profonda necessita’ di cambiamento verso politiche che aboliscano la
sudditanza quale forma di governo. Parallelamente, negli ambienti
politici e dell’intelligence che hanno dominato i vertici nel periodo
della guerra nel golfo persico, si respira un’aria pesante per i nodi che
intasano il pettine di tutte le operazioni poste in essere per la
promozione e gestione della santa alleanza contro il terrorismo di Al
Queda. Un momento storico in cui non il popolo ma forze militari
alleate hanno seminato morte e paura combattendo entita’ rivelatesi un
fantasma. L’ex Ministro degli Affari Esteri Tedesco Joschka Fisher,
formula accuse precise contro l’ex capo della CIA George Tenet, per
aver agito imprudentemente nella raccolta di informazioni che davano
per certa l’esistenza di armi chimiche nei depositi sotterranei iracheni.
La talpa del caso era Rafid Amhed al Janabi (detto Curveball), gia’
ritenuto poco attendibile dell’intelligence tedesca come oggi provato
da sue dichiarazioni in una recente intervista a The Guardian, in cui ha
ritratto tutte le affermazioni concesse a suo tempo alla CIA e alla BND
tedesca, secondo le quali v’era matematica certezza dell’esistenza di
armi batteriologiche a disposizione di Saddam Hussein. L’ex
segretario di Stato Americano Colin Powell, stratega militare
dell’invasione in IRAQ, e’ su tutte le furie per essersi giocato la
reputazione e logicamente per le conseguenze devastanti causate da
una guerra ingiusta. Anche George W. Bush Jr. vive momenti difficili,
in relazione al conflitto iracheno. Egli ha dovuto rinunciare alla cena
annuale dell’associazione Keren Hayesod, una ONG ebraica, del 12
febbraio scorso a Ginevra, a causa di alcune denunce sporte da attivisti
per i diritti umani che lo vedrebbero accusato per le presunte torture
operate sui prigionieri afgani ed iracheni nel lager di Guantanamo. A
Londra invece Tony Blair si trova indiziato per aver condotto la Gran
Bretagna in un progetto fallimentare. La Commissione Chilcot
conduce un inchiesta nei confronti dell’ex Premier britannico per
appurare le ragioni che hanno determinato la decisione sua e di Bush
di allearsi in guerra contro Saddam Hussein. Marco Pannella con
taluni esponenti del partito radicale hanno organizzato una veglia , lo
scorso 20 gennaio a Londra, per sottolineare che nel 2003 il
Parlamento italiano approvo’ una mozione con il voto quasi unanime,
in cui il governo si impegnava ad intraprendere qualsiasi iniziativa
valida al fine di scongiurare la guerra in Iraq. Tra queste, v’era la
possibile alternativa di esiliare Saddam Hussein. L’italia, per contro, e’
troppo distratta dalle sue beghe interne o dai recenti avvenimenti
africani, per porre sul tavolo della discussione le ragioni che spinsero i
nostri militari a combattere una guerra farsa, e morire come ancora
accade nelle terre afgane. Siamo da sempre gli spettatori amorfi di una
commedia tragicomica pronti a commuoverci o a ridere, ad approvare
o a condannare, ma senza mai dare vita ad una vera azione di scena,
dopo il colpo di ciak, s’intende.
Fiumicino, 23 febbraio 2011 h. 12.49 am. Mario R. Zampella















lunedì 21 febbraio 2011

Energia Pulita

E’ la Legge 133/2008 che prevede la possibilita’ di installazione in Italia di nuove centrali nucleari e parallelo sviluppo degli impianti di quarta generazione, ritenuti a bassissimo rischio. Capo dell’Agenzia che sovrintendera’ alla pianificazione dei progetti e’ l’ex Senatore Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale. Frattanto la Consulta ha espresso parere favorevole per l’ammissione del referendum che vedrebbe ancora gli italiani ad esprimersi su un tema cosi’ delicato. Gia’ nel novembre del 1987 con l’azione referendaria, i cittadini votarono in maggioranza a sfavore dell’energia nucleare ma questa volta, 23 anni dopo, i nuclearisti sostengono una campagna di incoraggiamento pro energia nucleare, in virtu’ dei piu’ recenti ritrovati tecnologici che assicurerebbero sonni tranquilli. I nuovi impianti di terza ed i prossimi di quarta generazione, infatti, non rappresenterebbero i rischi comuni legati a quelli di piu’ vecchia concezione. Eppure, nei limiti di tolleranza delle sostanze tossiche nocive alla salute dell’uomo, il nucleare non e’ stimato da una soglia limite oltre la quale si considera tossico, bensi’ da una descrizione generica che stabilisce il limite massimo d’esposizione alle contaminazioni radioattive come “una soglia a cui sono associati effetti somatici, tumori e leucemie, che si considerano accettabili ‘a fronte dei benefici economici’ associati all’esercizio dell’impianto nucleare”. Insomma, come per l’ILVA di Taranto, dove il benzo(a)pirene, una sostanza chimica presente rilasciata nell’aria, lo scorso agosto 2010, in seduta parlamentare, e’ stato confermato non nocivo nella sua attuale misura di concentrazione per altri due anni, naturalmente “a fronte dei benefici economici” o come anche per l’arsenico o i nitrati presenti nell’acqua, che assumono valori di tolleranza diversi a seconda delle giunte comunali che presiedono il territorio. Da una ricerca commissionata dal governo tedesco (Iacona ha realizzato un eccellente servizio a riguardo) e’ emerso che esisterebbero relazioni causa-effetto fra i tumori e le leucemie sviluppatesi, soprattutto in eta’ infantile, nella popolazione residente in prossimita’ degli impianti nucleari, anche in presenza di scarsi rilasci radioattivi, e la Germania, come l’Italia nell’87, ha definitivamente abbandonato la fonte energetica nucleare. Ed e’ recentissimo il riscontro da parte dell’Electricite’ de France, che gestisce 58 installazioni nucleari, di 34 impianti mal funzionanti nel sistema di raffreddamento, con alto rischio di fusione del nocciolo. Altrettanto inquietante e’ la tesi secondo cui gia’ da diversi anni sarebbe possibile la produzione di energia nucleare dalla fusione fredda, impedita “a fronte dei benefici economici”, cioe’ costerebbe troppo la standardizzazione del sistema a fusione fredda e naturalmente intaccherebbe gli interessi dei grandi produttori di
energia nucleare che utilizzano il sistema tradizionale. Solo il 14 febbraio scorso, a Bologna, Andrea Rossi, ingegnere e Sergio Focardi, fisico, hanno implementato un nuovo sistema di produzione d’energia a mezzo di fusione fredda. Una sorta di stufetta domestica che da un investimento di 600Wh ha prodotto la bellezza di 12mila Wh. Un protone di idrogeno si introduce nel nucleo dell’atomo di nichel dando luogo alla produzione di energia. Il sistema e’ stato brevettato, ma regna lo scetticismo per cio’ che concerne l’aspetto applicativo, tenuto conto dell’enorme riconversione
necessaria ed il conseguente squilibrio dei mercati. L’economia ha le proprie soglie di tolleranza e di adeguamento progressivo ai nuovi ritrovati, e dal momento che il mercato con annessi e connessi, allo stato attuale domina persino la politica, non vi sarebbero grandi aspettative, tenuto conto che ogni cosa e persona hanno un prezzo.
Fiumicino 21 febbraio 2011 h.4.41 am. Mario R. Zampella










venerdì 18 febbraio 2011

Corporazioni e Giornalismo

Vivere in Italia, si sa, non e’ cosa facile, e per l’argomento di cui in trattazione, cito il libro di Gian Antonio Stella “La Casta“, che esemplarmente esplicita cio’ che di piu’ corrode le forze vitali di questo Paese, le corporazioni, vecchio baluardo delle categorie piu’ disparate, che trova conforto ed espressione nell’unita’ d’intenti e d’azione per l’organizzazione, la difesa, gli sviluppi, le sinergie, e quant’altro possa essere utile alla casta. Le corporazioni si affermano con l’avvento di Mussolini al potere, in prima istanza per la collaborazione reciproca, tesa alla crescita comune, successivamente come mezzo diretto per acuire le contrapposizioni e conseguentemente delegittimare gli interessi comuni.
E’ la legge del 31 dicembre del 1925 ad istituire l’Albo dei Giornalisti insieme alla figura del Direttore Responsabile, nella neonata dittatura fascista, che ha epurato ogni voce critica dalla stampa per asservirla agli interessi del regime. Da allora in poi le corporazioni si sono moltiplicate radunando in seno ai propri statuti migliaia di membri quasi alla stregua di massoni, oltretutto spremuti e bistrattati per l’unica finalita’ legittima, la sopravvivenza stessa della casta. E cosi’ a poco a poco, tutti contro tutti, si sa, per la difesa di interessi sacrosanti, senza badare al male comune prodotto dalla spietata competizione e dal progressivo calo del concetto meritocratico, per tutelare i soli vantaggi del proprio cortile (but not in my backyard).
Nel corso dell’ultimo ventennio, sparute proposte di demolizione dei castelli massonici eretti in nome della garanzia di professionalita’ e della trasparenza (ma di fatto carrozzoni politici con fini di lucro) hanno avuto esili attenzioni, al punto che le cose allo stato attuale rispecchiano i fondamenti di quella legge del 31 dicembre del 1925. Per logiche direttamente connesse ad ogni sistema evolutivo, le corporazioni non riguardano piu’ le sole associazioni ufficiali di categoria, esse hanno penetrato il tessuto della mentalita’ italiana, sicche’ la classe sociale piccola e medio borghese ha assunto lo stesso modello comportamentale rispecchiandosi e riproducendo le nicchie entro cui ogni individuo si
riconosce per diretta affinita’, vuoi per la moda, per la politica, per i gusti, per le aspirazioni, creando di fatto sorte di clans, che a volte sono insofferenti alla legalita’, come peraltro il grande Maestro insegna.
L’Italia intera e’ divenuta un tetro campo di battaglia, dove le uniche regole risiedono nel percorso spinoso obbligato per vedersi riconoscere diritti, non riconosciuti dallo Stato Democratico, ma dalla casta di riferimento, unica possibilita’ di affermazione del proprio se, a dispetto dell’art. 3 della Costituzione. Cosi’, in relazione al settore scelto, nulla osta se sei parte del branco con pregiato pedigree, viceversa tutto osta se ne sei fuori o se sei un adepto di scarsa rilevanza, ed in proporzione all’importanza del ruolo ed alla propria posizione, tutto e’ piu’ facile, difficile o persino impossibile.
L’Italia a macchia di leopardo e’ realta’ consolidata, dove aree piu’ o meno interessate dal fenomeno delle associazioni tacite si contrastano a vicenda ognuna per la propria rivalsa, e cosi’ si festeggera’ retoricamente l’unita’ mai raggiunta dal punto di vista della coscienza.
Tornando alla stampa, l’informazione costituisce forse il primo fondamento della democrazia, la libera stampa che emancipa il cittadino lo rende forte ai giochi di potere di cui e’ sempre vittima, gioca il ruolo essenziale nella sua pluralita’ d’espressione per rendere visibile a tutti ogni singolo tentativo di sovversione delle regole democratiche. Il conflitto di interessi di cui il Presidente del Consiglio e’ colpevole, riproduce esattamente l’azione epurativa varata della dittatura fascista che unifico’ le direzoni dei vari giornali, sopprimendo il dissenso, in una visione monotematica di stampo
assolutista. L’editto bulgaro per Enzo Biagi, l’insofferenza per la satira di Sabina Guzzanti e Daniele Luttazzi, il metodo (scientifico) Boffo, le telefonate urlate in diretta con minacce e diktat, i cani che si alternano alle testate del padrone, sono segnali di retrocessione intellettuale e politica di non poco conto. Se la magistratura sapra’ far valere i fondamenti costituzionali della Repubblica Italiana, si deve riconoscere che la politica ha fallito, svenduta al primo offerente per un piatto di lenticchie.
Fiumicino 18 febbraio 2011 h. 12.08 am. Mario R. Zampella












giovedì 17 febbraio 2011

Berlusconi alla Ennesima Potenza

Qualche giorno fa, il 14 febbraio, e’ ricorso l’anniversario della morte della pecora Dolly. Tutti ricorderanno la sua storia, legata ad un esperimento che in Inghilterra ha aperto di fatto l’era dell’ingegneria genetica, gia’ praticata nel decennio precedente ma applicata alla riproduzione effettiva di un essere vivente proprio dall’esistenza di Dolly in poi. La sua vita e’ stata breve e molte e controverse ipotesi di efficacia scientifica e di metaetica hanno costellato i suoi sette anni di vita. Attualmente la clonazione biologica trova applicazione nella riproduzione di mammiferi, con l’intento di avere in un futuro prossimo disponibilita’ di organi da trapianto per gli esseri umani, ma anche per la salvezza di specie destinate all’estinzione o persino ridare vita a quelle gia’ estinte. Come e’ logico che sia, gli esperimenti relativi a possibili riproduzioni di individui appartenenti al genere umano, sono vietati dal 2° comma dell’art. 3 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Il divieto, oltre a contemplare possibili fallimenti che ricondurrebbero al mito di Frankenstein, intende in primis salvaguardare l’unicita’ universale dell’essere umano quale frutto del processo di fecondazione fra semi e ovuli appartenenti al sesso maschile e femminile. Il DNA di ciascuno di noi e’ unico per le caratteristiche proprie che lo contraddistinguono e la sua eventuale duplicazione creerebbe evidenti effetti destabilizzantiper l’intera comunita’. Cio’ nonostante, una branca della scienza, sarebbe favorevole alla clonazione degli esseri umani, in competizione alle tecniche di riproduzione tradizionale o alla fecondazione in vitro. Uno scenario futuristico per alcuni versi inquietante, che introdurrebbe il concetto inflazionario in ambito genetico, ovvero il progressivo decadimento del valore attribuito all’unicita’ di ogni singolo essere umano. Dieci Silvio Berlusconi in piu’ inflazionerebbero l’originale, sarebbe auspicabile per taluni ma non troverebbe certo d’accordo il capostipite. Oltre tutto se uno solo e’ stato capace di tanto, si immagini dieci volte ancora cio’ che sta accadendo in Italia. Eppure il concetto suesposto potrebbe essere
gia’ realta’, in ossequio a particolari teorie che nulla hanno a che vedere con la biologia, bensi’ con la fisica dei quanti.
Una realta’ peraltro non propriamente percepibile dagli esseri umani, in quanto parte di un sistema dal quale e’ quasi impossibile astrarsi e contemplare il tutto, in una specifica condizione di immanenza, che permetterebbe una consapevolezza omnicomprensiva in cui ogni perche’ ha la sua risposta. Secondo le teorie del multiverso, o universi paralleli o ancora delle stringhe e superstringhe, e parallelamente di alcune delle piu’ antiche filosofie e religioni orientali, la realta’ che percepiamo sarebbe solo il frutto dell’illusione dei nostri sensi. Molte altre realta’ potrebbero esistere al di la’ della nostra effimera dimensione, realta’ che avrebbero caratteristiche analoghe a quella che noi viviamo, in rispetto anche a fenomeni naturali che ci circondano e ci suggeriscono talune possibilita’ di comprensione. Ad esempio i frattali che riproducono in scala ridotta l’esatta matrice originale, hanno ispirato la fantasia di scienziati che hanno ipotizzato l’espansione dell’universo, ora in accelerazione, secondo lo schema frattale. Si pensi a innumerevoli sistemi solari, sempre piu’ piccoli, in cui esistono pianeti come la terra ed esseri umani sempre piu’ piccoli, Berlusconi compreso, una clonazione naturale che si ripete dal Big Bang in poi, come un grappolo d’uva. L’idea sarebbe compatibile con l’ipotesi dell’universo inflazionario, contemplata da Aleksander Friedman, ma non sarebbe certo l’unica ad avere diritto di esistere. Werner Heisemberg lavoro’ a lungo sulla meccanica matriciale, sviluppando qualcosa di analogo al concetto dei frattali, e cioe’ la discendenza di aggregati di particelle da matrici primarie, ognuna dotata di un esatto codice di identificazione. Se dedicassimo un po’ del nostro tempo a scrutare il volto dei nostri interlocutori, prima o poi ne scopriremmo una somiglianza, vaga o piu’ accentuata, e raggruppando dopo qualche tempo i vari ceppi ascendenti e discendenti a cui potrebbero appartenere, potremmo elaborare schemi di classificazione a seconda delle dominanze caratteriali e somatiche, come frattali naturali quali il broccolo romano o le squame dei pesci, o le stelle marine etc.
Insomma, esistono buone possibilita’ che esistano centinaia di altri Berlusconi, ahime’, senza peraltro influenzare la sua unicita’ davvero molto singolare.
Fiumicino, 17 febbraio 2011 h. 12.01 am. Mario R. Zampella















lunedì 14 febbraio 2011

Donne Pro e Donne Contro


BASTA ……….. SE NON ORA QUANDO? ………. le parole piu’ utilizzate negli slogan di protesta che ieri hanno visto nella piazze italiane un milione di donne, straincazzate per essere ancora costrette, all’alba del terzo millennio, nel contesto evolutivo della cultura occidentale in cui si trovano, alla protesta per bilanciare l’immagine femminile distorta dalle recenti cronache mondane e per l’affermazione, ancora una volta, dei diritti propri violati.
Un salto nel passato, purtroppo, negli anni ’70, favoloso periodo in cui la presa di coscienza collettiva varcava i confini dell’imposta autorita’ di stampo fascista e maschilista. L’onda di riflusso attuale ha suscitato indignazione e vergogna per il ruolo in cui le donne sono ancora relegate, vittime di
un immaginario maschile che fa fatica ad accettare il contributo moderno e propositivo del sesso “debole” e che parifica di fatto il nostro Paese alle culture medievali di alcuni paesi del medio ed estremo oriente. La necessita’ imprescindibile di urlare con rabbia il proprio diritto ad un espressione totale, intellettuale e corporea, le ha riunite in massa, non solo per la dissociazione politica, anche per affermare la propria esistenza al di la’ dei miseri ruoli in cui le donne sono ingabbiate, in ogni luogo del globo. L’eco della protesta, infatti si e’ diffuso oltre i confini nazionali, dando vita ad una manifestazione universale per i diritti della donna.
La parificazione dei sessi e’ materia relativamente recente, basti pensare che in Italia solo dal 1 febbraio 1945, con suffragio universale, viene riconosciuto il diritto di voto, che vede il sesso femminile parte attiva della societa’, determinando l’equilibrio necessario in un contesto che le considera addette, in condizione subalterna, all’esclusivo ruolo riproduttivo e poco altro ancora. Altri paesi europei e del mondo, anche piu’ “civilizzati”, avrebbero ancora piu’ tardi provveduto alla grave mancanza.
Cosa ha determinato nel corso dei secoli il ruolo subordinato della donna all’esercizio maschile del patriarcato? La divisione dei ruoli non comporta necessariamente l’inferiorita’ di un essere umano rispetto all’altro, e’ stata paradossalmente abolita prima la schiavitu’, con l’Aboliction Act, che il secolare gap esistente fra i due sessi. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha rilanciato una contro manifestazione di donne che appoggiano il modello comportamentale di Berlusconi e delle sue potenziali ministre, amministratrici pubbliche e “stars” dello spettacolo. C’e’ da chiedersi se
davvero esiste ancora una fetta di elettorato femminile che preferisce svolgere il ruolo di donna all’ombra della potente presenza maschile, accontentandosi di essere estratta a sorte e non per meriti propriamente intellettuali, per la copertura di incarichi di responsabilita’ comunque relativa, dal momento che la decisione ultima e’ inequivocabilmente del “padre padrone”.
Responsabilita’, questa risulta essere il tallone d’achille di mentalita’ meschine che in ogni contesto preferiscono eludere la propria, demandando il peso del fardello sulle spalle del cavernicolo che si occupa della cacciagione. Un esempio negativo di opportunismo e qualunquismo che inficia per simpatia, le nuove coscienze generazionali, invitate ad assumere il ruolo di chi infila due piedi in una sola scarpa, lusso, benessere e fama, in cambio di un idiozia pianificata. Lo scandalo Ruby viene ora sfruttato per intenti pubblicitari dallo scrittore Alfredo Marra, che l’ha utilizzata per la “propaganda” del suo ultimo libro.
Fiumicino, 14 febbraio 2011 Mario R. Zampella





domenica 13 febbraio 2011

Bibi Aisha

Il World Press Photo Contest assegna annualmente i premi per le immagini piu’ significative del mondo.
Relativamente al 2010 (edizione numero 54), spicca per la testimonianza della barbarie ancora in essere fra le popolazioni afgane, la foto di Jodie Bibier, sudafricana, che riprende il volto deturpato di Bibi Aisha (foto), mutilata del naso e delle orecchie quale punizione per aver abbandonato il tetto coniugale.
L’impatto visivo e’ carico di un enorme valore, che supera i confini normalmente assegnati al potere evocativo di un immagine. Il ritratto di Bibi Aisha, nella sua devastante drammaticita’, esprime un ventaglio di sensazioni che spaziano a 360° suscitando emozioni che vanno dalla rabbia alla mesta tenerezza, in un quadro di tale autenticita’ che d’improvviso scompare lo stereotipo del canone estetico lasciando il posto ad una comunicazione diretta e profonda con la persona oggetto della ripresa. Cio’ trascende ogni limitazione mentale alla percezione dei sensi, e Bibi Aisha appare bella e
dolcissima, senza pietismo gratuito, e per il dolore di essere donna in un territorio ingrato, e per la sua unica e al tempo stesso universale interiorita’, cosi’ nuda in questa ripresa.
Bibi e’ stata liberata dall’inferno talebano ed affidata alle cure della chirurgia plastica americana, che difficilmente sara’ in grado di ricostruire i tessuti di un’anima lacerata dalla violenza di una cultura esecrabile.
Una massima di Albert Einstein rende bene l’idea: il ricordo della felicita’ non e’ piu’ felicita’, il ricordo del dolore e’ ancora dolore.
Fiumicino, Mario R. Zampella





















sabato 5 febbraio 2011

Il Comportamento di Silvio Berlusconi


Nei sotterranei fra il gossip e l’ufficialita’ delle informazioni che circolano circa le
immumerevoli anomalie che caratterizzano l’era Berlusconi, striscia un’idea che nulla divide
con la scientificita’ della storiografia contemporanea e nemmeno con la dottrina metafisica
piu’ accreditata, e cioe’ che il Presidente del Consiglio sia ostaggio di una maledizione legata
ai trascorsi della tenuta di Arcore. La villa di S. Martino e’ appartenuta per generazioni al
nobile casato dei Casati Stampa, di cui l’ultimo erede Camillo mori’ insieme alla consorte
Anna Fallarino a Roma nel 1970, in una circostanza particolarmente raccapricciante, in cui il
Marchese Camillo uccide il coniuge ed il suo amante Marco Minorenti. Un omicidio
passionale, peraltro contraddittorio, dal momento che la coppia Casati‐Fallarino era di
vedute apertissime, al punto tale che il loro piacere piu’ estremo si esprimeva attraverso
giochi sessuali combinati in perfetta complicita’ , ove Camillo Casati ricopriva il ruolo di
regista/osservatore di scene estreme organizzate fra Anna Fallarino ed occasionali partners,
reclutati e retribuiti di volta in volta previo apprezzamento della stessa Anna. Quando pero’
la freccia di Cupido ha trafitto il cuore di Anna e Marco, il Marchese, risentito dalla gelosia e
sentendosi escluso dal nuovo idillio, con lucida freddezza ha provveduto di sua iniziativa
ponendo termine alla sua ed alle vite dei due traditori. Tutti saranno a conoscenza del
seguito, cioe’ delle modalita’ legali in cui Silvio Berlusconi, per la modica cifra di
duecentocinquanta milioni di lire, si e’ aggiudicato con l’ausilio dell’intermediazione dell’Avv.
Cesare Previti, prima legale della sorella di Anna Fallarino, che teneva a stabilire a chi
spettasse il colossale patrimonio lasciato in eredita’ dai coniugi, in base alla perizia che fisso’
chi dei due mori’ per ultimo, e successivamente pro tutore dell’unica erede universale, la
figlia di primo letto del Marchese, Anna Maria Casati Stampa, allora minorenne (come
Ruby), dalla quale riceve mandato per la vendita della tenuta di Arcore. Il “caso” ha voluto
che li’ entrasse in gioco l’offerta di Berlusconi il quale con poche briciole diviene proprietario
di un edificio storico di grande rilievo culturale, considerati anche i beni mobili presenti
all’interno, dai quadri alla ricchissima biblioteca. Il Marchese Camillo e consorte spesero
molto del loro tempo all’interno della villa, 147 stanze e terra tutt’intorno con cimitero
incluso, dove riposano gli antenati del casato, a detta di qualcuno, molto piu’ avvezzi di
Camillo a trasgressioni perverse di carattere sessuale. Maria Teresa Fiumano’, medico
neurologo e cugina di Anna Fallarino, sostiene che la villa e’ abitata da entita’ spiritiche le
quali, per deduzione, influenzerebbero l’attuale presente di Sivio Berlusconi. Ci si chiede a
questo punto, al di la’ di ogni considerazione di natura metafisica o spiritistica, di quante
maledizioni sarebbe vittima Berlusconi, dal momento che le anomalie di contorno alla sua
vita non risalgono all’acquisto di Villa S. Martino ma si spingono indietro nel tempo e
costellano la sua esistenza con cadenza puntuale, quasi a volerlo ostinatamente inchiodare
ad un destino che fa di lui un malfattore, un bugiardo, un intrallazziere, un mafioso, un
traditore e, per ultimo, un perverso usurpatore di minorenni. Egli ha fronteggiato con spirito
impavido tutti gli ostacoli posti sul suo cammino, con mezzi leciti e no, e la sua protervia lo
da’ per vincente nei prossimi anni della sua vita. Qual’e’ il mistero che lo circonda ? Che cosa
lo rende invulnerabile al giudizio popolare, alle rappresaglie di un’opposizione impotente, al
giudizio della magistratura ed alla rabbia del movimento donna che di recente ha
disotterrato l’ascia da guerra per riaffermare la propria dignita’ bistrattata ed infangata
dall’opinione comune secondo cui “il maschio e’ il padrone”? Silvio Berlusconi ha sviluppato
una tecnica raffinatissima che affonda le radici nel concetto di “divergenza della dinamica
lineare e non”, in poche parole egli ha deliberatamente attuato un processo di “scattering”,
ovvero sparpagliamento o piu’ precisamente, caos. In un sistema lo stato caotico sovverte
tutti i valori di base acquisiti e consolidati ponendo quasi sullo stesso piano gli aspetti che in
precedenza avevano opposte configurazioni. In sostanza, se un bimbo mente, la sua bugia e’
l’eccezione rispetto la regola della sincerita’, ma se d’improvviso il bimbo finge di mentire, il
suo stato diviene simultaneamente di bugiardo e sincero, ed il giudizio umano e’ ingannato
dalla sua finzione. Analogamente Silvio Berlusconi, ha posto in essere la stessa tecnica,
mentendo nella sua fase iniziale, piu’ ingenua ed istintiva, per poi successivamente
difendersi adottando l’atteggiamento contrario, provocando quindi con finzioni opportune
l’idea della menzogna, in cui la prova della sua provocazione e’ controbilanciata da
altrettante testimonianze secondo cui quel fatto non e’ una menzogna. Il caos destabilizza
ma e’ anche territorio di ricerca dei piu’ recenti studi di fisica quantistica, che si preoccupano
di provocarlo deliberatamente per osservarne le conseguenze. Di fatto ci ritroviamo in
questa anomalia in cui tutto appare svolgersi con un indirizzo contrario a cio’ che il buon
senso o l’esperienza suggeriscono. Nemmeno le politiche della destra piu’ estrema hanno
mai suffragato la sottrazione di ricchezza ai settori meno abbienti ed emarginati per
destinarli alle fascie sociali piu’ ricche, in nessun luogo del mondo un Presidente del Consiglio
avrebbe mai posseduto la spudoratezza di resistere incollato al proprio seggio, nei panni di
Silvio Berlusconi, il circolo di prostitute alla corte del drago rappresentano l’ennesima
provocazione di chi tiene a edificare una realta’ che esiste ma che non lo riguarda
direttamente, insomma il passato di Berlusconi e’ torbido ed il suo presente e’ la sua chance
per ripulirlo, piu’ il tempo scorre e piu’ le possibilita’ di riscatto dei suoi peccati si eleva in
parallelo alle finzioni elaborate di volta in volta. Si tratta di manipolazione strategica, come
infilare diverse varieta’ di frutta in un frullatore ed infine gustarne il prodotto che non ha piu’
alcuna delle caratteristiche iniziali. In cio’ consiste l’atteggiamento di Berlusconi e dei suoi
accoliti, compatti nel sostenere la stessa strategia e non di rado appare quasi un auspicio
rimanere avviluppati nelle maglie della giustizia per fatti che in seguito aprono orizzonti ben
piu’ ampi su scala mondiale. Il tornaconto ? La salvezza dell’anima, chissa’, proviamo a
chiederlo agli antenati di Camillo Casati Stampa.
Fiumicino 05 febbraio 2011 h. 04.40 p.m. Mario R. Zampella










giovedì 3 febbraio 2011

La Televisione


Avendo acceso un dibattito sugli interventi posti in essere per il controllo sociale, molto ben
descritti da Chomsky ma memorabilmente anticipato da Mc Luhan, per cio’ che riguarda il
ruolo passivo ed attivo dei mezzi di comunicazione, sarebbe importante sollevare la
cinepresa per avere una panoramica piu’ esaustiva che faccia luce non piu’ sulla tipologia
della fruizione bensi’ sulla organizzazione a monte dell’offerta, cioe’ di tutto cio’ relativo alla
gestione dell’informazione e/o dell’enterteinement mediatico. Appena ieri, il Presidente
della Repubblica Napolitano, in visita al quotidiano “L’Eco di Bergamo”, in occasione della
celebrazione di 150 anni dell’Unita’ d’Italia, ha lamentato a chiare lettere l’esagerata
quantita’ di informazione telegiornalistica a favore della cronaca nera e della politica urlata ,
con evidente squilibrio a scapito degli avvenimenti internazionali, ormai bussola essenziale
della conoscenza sia per la comprensione del ruolo del nostro paese nel mondo, sia per
l’elaborazione di un “se” consapevole, seppure pulviscolo, nella visione globale planetaria.
Una mole impressionante di notizie scorre incessantemente lungo le reti mondiali della
comunicazione, si tratta di una portata di tale dimensione che sarebbe impossibile esporre
quotidianamente tutto cio’ che effettivamente accade. Si opera pertanto la selezione delle
informazioni, che dovrebbe avvenire con criteri di obiettivita’ e sensibilita’ etica oltre che
deontologica. Qui sorgono i problemi di natura politica, in quanto ogni notizia riveste un
importanza piu’ o meno relativa a seconda della testata che la diffonde e purtroppo, in
particolare per i media che rappresentano il servizio pubblico nazionale, l’etica e l’obiettivita’
deontologica cedono il passo all’audience. Periodicamente recepiamo pacchetti di
informazioni concentrati in diversi scaglioni annuali, ad esempio c’e’ il periodo dei cani impazziti che assalgono esseri umani, quasi sempre nei mesi di luglio ed agosto, oppure c’e’ il
periodo degli autisti in stato di ebbrezza che causano incidenti, maggiormente in inverno, o
ancora il periodo delle sparizioni e dei thriller complicati che di giorno in giorno, come
telenovele, evolvono con colpi di scena grotteschi e persino contraddittori, e c’e’ poi il
periodo degli scandali legati a tangenti versate o a quelli legati al sesso sfrenato senza
discriminazioni in ambito istituzionale. Insomma anche un inerme analfabeta capirebbe che
assistere e digerire questa sorta di terrorismo mediatico equivarrebbe alla condivisione
dell’ipocrisia di chi perpetra tale stato di ipnosi a domicilio. I quotidiani, sebbene abbiano
subito anch’essi una certa imposizione informativa, difendono meglio il proprio ruolo in
quanto portatori sani di opinione e quindi potenzialmente scartabili o preferibili a seconda
delle tendenze politiche del consumatore. In ambito locale, quindi, ogni direttore di testata,
opera una selezione in base alla linea editoriale seguita, sulla quantita’ di informazioni che
giungono dalle varie agenzie di stampa, che sono le vere fonti di approvigionamento. Le
agenzie sono organizzate autonomamente per l’acquisizione delle notizie direttamente nei
luoghi in cui queste si realizzano. Sorge lecita una domanda, quante notizie, della grande
massa di informazione che quotidianamente si autogenera, sono vere, ovvero trovano
riscontro nella realta’ e quante invece sono fittizie, create su progetti di gestione sociale o
anche solo per scoops mediatici ? Per rispondere a tale quesito sarebbe necessario, come
gia’ detto, sollevare la cinepresa con un dolly opportuno, diciamo un centinaio di chilometri,
e constatare con sorpresa che esiste un organizzazione superiore che sovrintende, opera, muove i fili dei burattini sociali, che decide chi come quando e senza perche’, un regime insomma, che a nostra insaputa, gestisce ogni singola vita umana con le direttive ideologiche che gli son proprie e che non hanno molto in comune con la democrazia. Mi permetto di affermare tali considerazioni sulla base del fatto che ad ogni individuo viene riconosciuta l’identita’ di essere umano, la sua dignita’ ed i suoi diritti universali e che, proprio in quanto universali, nessuna specie antagonista e tanto meno superiore, semmai esistesse (parlo di entita’ extraterrestri), possiede il diritto di gestire le menti umane ad esclusivo piacimento. Si e’ piu’ volte affermato che l’apparecchio televisivo avrebbe svolto un ruolo sociale senza pari, dal momento in cui e’ comparso in ambito domestico. Avrebbe forgiato le attuali classi dirigenti come avrebbe infuso conoscenza negli strati sociali piu’ bassi, come una psicologa a domicilio pronta ad elargire consigli o a confortare nei momenti peggiori, ed e’ possibile che cio’ sia vero, e’ possibile che all’origine delle intenzioni vi fossero standard qualitativi molto
piu’ elevati degli odierni. Fatto sta che il contesto attuale si rivela palesemente dannoso alla
salute e, tornando a Mc Luhan, mi torna in mente la famigliola amica del pompiere di Fareneight 451, che viveva l’essenza della felicita’ proprio evitando il mezzo televisivo, perche’ e’ la scatola della TV il messaggio, quasi fosse uno speciale medium ad personam, che pone in relazione subalterna il controllato ed il controllore.
Fiumicino 03 febbraio 2011 h. 04.02 p.m. Mario R. Zampella





mercoledì 2 febbraio 2011

Strategie Della Manipolazione



Leggendo le dieci strategie della manipolazione redatte dal famoso filosofo linguista Noam Chomsky, e’ inevitabile fare un tuffo nel passato non troppo distante, quando, l’avvento del fascismo determino’ il controllo assoluto dei mezzi di informazione sociale, quali erano la stampa e la radiodiffusione. Traendo spunti essenziali dal trattato Psicologia delle Folle di Gustave Le Bon, il fascismo impose la sua autorita’ facendo leva sulla manipolazione mediatica, avendo appreso che la massa necessita di una guida a cui affidare il riscatto dei propri sogni mancati e delle proprie aspirazioni.
Le Bon afferma che un moderno dittatore deve interpretare i desideri e le aspirazioni della collettivita’, senza per questo offrirne loro la realizzazione. La cosa importante e’ prospettare, attraverso l’impostazione di un ben congegnato sistema di controllo, l’illusione della concreta attuabilita’ di ogni aspirazione che cova nell’intimo delle masse. L’apparenza quindi, e non la realta’, assume primaria importanza nella gestione del comportamento della gente. Da qui il ruolo
fondamentale dei mezzi di informazione che, attraverso la diffusione di messaggi opportunamente distorti, per cio’ che riguarda la notizia nel suo valore intrinseco e di contenuto chiaro, e messaggi tesi ad influenzare direttamente l’inconscio dell’individuo, per cio’ che riguarda l’informazione a contenuto subliminale, in un modo o nell’altro determinano l’andamento sociale secondo le direttive superiori. Analoga dimostrazione del potere mediatico che opportunamente indirizza il popolo verso obiettivi di carattere assolutistico, la troviamo nel fenomeno che si affermo’ nel decennio fra gli
anni quaranta e cinquanta negli USA, il Maccartismo, che coinvolse la massa alla disperata persecuzione di tutte le manifestazioni volte a propugnare maggiore giustizia ed equita’ sociale, definendole attivita’ antiamericane. Un fenomeno molto piu’ limitato del fascismo e nazismo, ma che comunque tento’ di rendere partecipe le folle al grande progetto di epurazione americana contro le attivita’ comuniste. Come Chomsky descrive nelle dieci strategie tese al controllo sociale, il ruolo dei mezzi di informazione occupa la scena principale, come anche dimostrato dalle recenti rivolte nel
mondo Islamico, dettate si, da uno stato esasperato di sopravvivenza quotidiana, ma al contempo teleguidate dalle informazioni che Al Jazeera quotidianamente sforna. Se nei regimi trascorsi, l’azione dell’uomo che esercita violenza per imporre il suo punto di vista era indispensabile, oggi e’ la mistificazione l’arma con cui si assoggetta il pensiero delle folle, la bugia attraverso cui si insinua l’idea della possibile realizzazione di un sogno, che allo stato attuale corrisponde al desiderio di fama, ricchezza e importanza a titolo gratuito. Quindi “la strategia della distrazione” che decentralizza i reali problemi sociali a favore di frivoli e banali argomenti, offerti in quantita’ abnorme tale da obnubilare il pensiero collettivo.
Lo vediamo quotidianamente dai Telegiornali, che offrono notizie di scarso valore sociale, che infondono la sensazione di una tranquillita’ apparente e rassicurano per un pluralismo ben camuffato. “Il problema e la soluzione”, artificio con cui si crea consenso, enfatizzando esponenzialmente naturali difetti di funzionamento sociale o addirittura creandoli a tavolino, avendo la soluzione in tasca. “Mantenere il livello culturale sociale opportunamente basso”, infondendo l’idea che l’importante sia poter nutrirsi e non istruirsi, e di conseguenza soggiogare la collettivita’ perche’ non all’altezza della situazione. “Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca”, che allaccia il ruolo dei media nell’approfondimento di cio’ che la gente crede di desiderare, l’illusione del possesso, il disconoscimento dei bisogni necessari e la valorizzazione di quelli superflui. La netnografia puo’ far da esempio sulla conoscenza che l’establishement economico ha di noi rispetto a quella che noi stessi abbiamo. In conclusione, sarebbe necessario riappropriarsi delle proprie capacita’ di critica e discernimento, costringendo peraltro i mezzi di informazione a dissociarsi dai poteri superiori che li costringono alla prostituzione intellettuale e soprattutto segnare un confine indelebile fra cio’ che appartiene alla societa’, l’informazione equa e responsabile, e cio’ che invece appartiene alla politica. All’alba del terzo millennio resta ancora insoluto il piu’ grande dei problemi in Italia e nel mondo, il concentramento simultaneo di potere mediatico, politico ed economico in sole due mani, quelle di Silvio Berlusconi.

Fiumicino 02 febbraio 2011 h. 06.16 a.m. Mario R. Zampella