mercoledì 23 febbraio 2011

Guerre Sante e Guerre Maledette

La rivolta popolare sanguinosa che sta interessano la costa nord
africana, con punte d’espressione in Iran, Barhein, Siria e Yemen, e’
un movimento che prescinde dall’appartenenza a fedi religiose, in
quanto trova fondamento nell’affrancamento dell’uomo dalla servitu’
imposta dai grandi dittatori deposti o ancora contestati e dalle
condizioni di miseria insostenibile. I regimi abbattuti e quelli in corso
di contestazione, hanno goduto sino a ieri degli appoggi di quasi tutte
le grandi potenze democratiche, insieme ai contributi economici,
peraltro finiti nelle tasche personali. Oggi c’e’ un inversione di
tendenza, vincono i popoli e le legittime rivendicazioni, ancora una
volta macchiate col sangue. Tutti speriamo in un mondo in cui regni
un vero sistema democratico, gestito da rappresentanti del popolo e
ben venga la rivolta popolare, dolorosa anch’essa ma espressione della
profonda necessita’ di cambiamento verso politiche che aboliscano la
sudditanza quale forma di governo. Parallelamente, negli ambienti
politici e dell’intelligence che hanno dominato i vertici nel periodo
della guerra nel golfo persico, si respira un’aria pesante per i nodi che
intasano il pettine di tutte le operazioni poste in essere per la
promozione e gestione della santa alleanza contro il terrorismo di Al
Queda. Un momento storico in cui non il popolo ma forze militari
alleate hanno seminato morte e paura combattendo entita’ rivelatesi un
fantasma. L’ex Ministro degli Affari Esteri Tedesco Joschka Fisher,
formula accuse precise contro l’ex capo della CIA George Tenet, per
aver agito imprudentemente nella raccolta di informazioni che davano
per certa l’esistenza di armi chimiche nei depositi sotterranei iracheni.
La talpa del caso era Rafid Amhed al Janabi (detto Curveball), gia’
ritenuto poco attendibile dell’intelligence tedesca come oggi provato
da sue dichiarazioni in una recente intervista a The Guardian, in cui ha
ritratto tutte le affermazioni concesse a suo tempo alla CIA e alla BND
tedesca, secondo le quali v’era matematica certezza dell’esistenza di
armi batteriologiche a disposizione di Saddam Hussein. L’ex
segretario di Stato Americano Colin Powell, stratega militare
dell’invasione in IRAQ, e’ su tutte le furie per essersi giocato la
reputazione e logicamente per le conseguenze devastanti causate da
una guerra ingiusta. Anche George W. Bush Jr. vive momenti difficili,
in relazione al conflitto iracheno. Egli ha dovuto rinunciare alla cena
annuale dell’associazione Keren Hayesod, una ONG ebraica, del 12
febbraio scorso a Ginevra, a causa di alcune denunce sporte da attivisti
per i diritti umani che lo vedrebbero accusato per le presunte torture
operate sui prigionieri afgani ed iracheni nel lager di Guantanamo. A
Londra invece Tony Blair si trova indiziato per aver condotto la Gran
Bretagna in un progetto fallimentare. La Commissione Chilcot
conduce un inchiesta nei confronti dell’ex Premier britannico per
appurare le ragioni che hanno determinato la decisione sua e di Bush
di allearsi in guerra contro Saddam Hussein. Marco Pannella con
taluni esponenti del partito radicale hanno organizzato una veglia , lo
scorso 20 gennaio a Londra, per sottolineare che nel 2003 il
Parlamento italiano approvo’ una mozione con il voto quasi unanime,
in cui il governo si impegnava ad intraprendere qualsiasi iniziativa
valida al fine di scongiurare la guerra in Iraq. Tra queste, v’era la
possibile alternativa di esiliare Saddam Hussein. L’italia, per contro, e’
troppo distratta dalle sue beghe interne o dai recenti avvenimenti
africani, per porre sul tavolo della discussione le ragioni che spinsero i
nostri militari a combattere una guerra farsa, e morire come ancora
accade nelle terre afgane. Siamo da sempre gli spettatori amorfi di una
commedia tragicomica pronti a commuoverci o a ridere, ad approvare
o a condannare, ma senza mai dare vita ad una vera azione di scena,
dopo il colpo di ciak, s’intende.
Fiumicino, 23 febbraio 2011 h. 12.49 am. Mario R. Zampella















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