lunedì 14 febbraio 2011

Donne Pro e Donne Contro


BASTA ……….. SE NON ORA QUANDO? ………. le parole piu’ utilizzate negli slogan di protesta che ieri hanno visto nella piazze italiane un milione di donne, straincazzate per essere ancora costrette, all’alba del terzo millennio, nel contesto evolutivo della cultura occidentale in cui si trovano, alla protesta per bilanciare l’immagine femminile distorta dalle recenti cronache mondane e per l’affermazione, ancora una volta, dei diritti propri violati.
Un salto nel passato, purtroppo, negli anni ’70, favoloso periodo in cui la presa di coscienza collettiva varcava i confini dell’imposta autorita’ di stampo fascista e maschilista. L’onda di riflusso attuale ha suscitato indignazione e vergogna per il ruolo in cui le donne sono ancora relegate, vittime di
un immaginario maschile che fa fatica ad accettare il contributo moderno e propositivo del sesso “debole” e che parifica di fatto il nostro Paese alle culture medievali di alcuni paesi del medio ed estremo oriente. La necessita’ imprescindibile di urlare con rabbia il proprio diritto ad un espressione totale, intellettuale e corporea, le ha riunite in massa, non solo per la dissociazione politica, anche per affermare la propria esistenza al di la’ dei miseri ruoli in cui le donne sono ingabbiate, in ogni luogo del globo. L’eco della protesta, infatti si e’ diffuso oltre i confini nazionali, dando vita ad una manifestazione universale per i diritti della donna.
La parificazione dei sessi e’ materia relativamente recente, basti pensare che in Italia solo dal 1 febbraio 1945, con suffragio universale, viene riconosciuto il diritto di voto, che vede il sesso femminile parte attiva della societa’, determinando l’equilibrio necessario in un contesto che le considera addette, in condizione subalterna, all’esclusivo ruolo riproduttivo e poco altro ancora. Altri paesi europei e del mondo, anche piu’ “civilizzati”, avrebbero ancora piu’ tardi provveduto alla grave mancanza.
Cosa ha determinato nel corso dei secoli il ruolo subordinato della donna all’esercizio maschile del patriarcato? La divisione dei ruoli non comporta necessariamente l’inferiorita’ di un essere umano rispetto all’altro, e’ stata paradossalmente abolita prima la schiavitu’, con l’Aboliction Act, che il secolare gap esistente fra i due sessi. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha rilanciato una contro manifestazione di donne che appoggiano il modello comportamentale di Berlusconi e delle sue potenziali ministre, amministratrici pubbliche e “stars” dello spettacolo. C’e’ da chiedersi se
davvero esiste ancora una fetta di elettorato femminile che preferisce svolgere il ruolo di donna all’ombra della potente presenza maschile, accontentandosi di essere estratta a sorte e non per meriti propriamente intellettuali, per la copertura di incarichi di responsabilita’ comunque relativa, dal momento che la decisione ultima e’ inequivocabilmente del “padre padrone”.
Responsabilita’, questa risulta essere il tallone d’achille di mentalita’ meschine che in ogni contesto preferiscono eludere la propria, demandando il peso del fardello sulle spalle del cavernicolo che si occupa della cacciagione. Un esempio negativo di opportunismo e qualunquismo che inficia per simpatia, le nuove coscienze generazionali, invitate ad assumere il ruolo di chi infila due piedi in una sola scarpa, lusso, benessere e fama, in cambio di un idiozia pianificata. Lo scandalo Ruby viene ora sfruttato per intenti pubblicitari dallo scrittore Alfredo Marra, che l’ha utilizzata per la “propaganda” del suo ultimo libro.
Fiumicino, 14 febbraio 2011 Mario R. Zampella





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