domenica 13 febbraio 2011

Bibi Aisha

Il World Press Photo Contest assegna annualmente i premi per le immagini piu’ significative del mondo.
Relativamente al 2010 (edizione numero 54), spicca per la testimonianza della barbarie ancora in essere fra le popolazioni afgane, la foto di Jodie Bibier, sudafricana, che riprende il volto deturpato di Bibi Aisha (foto), mutilata del naso e delle orecchie quale punizione per aver abbandonato il tetto coniugale.
L’impatto visivo e’ carico di un enorme valore, che supera i confini normalmente assegnati al potere evocativo di un immagine. Il ritratto di Bibi Aisha, nella sua devastante drammaticita’, esprime un ventaglio di sensazioni che spaziano a 360° suscitando emozioni che vanno dalla rabbia alla mesta tenerezza, in un quadro di tale autenticita’ che d’improvviso scompare lo stereotipo del canone estetico lasciando il posto ad una comunicazione diretta e profonda con la persona oggetto della ripresa. Cio’ trascende ogni limitazione mentale alla percezione dei sensi, e Bibi Aisha appare bella e
dolcissima, senza pietismo gratuito, e per il dolore di essere donna in un territorio ingrato, e per la sua unica e al tempo stesso universale interiorita’, cosi’ nuda in questa ripresa.
Bibi e’ stata liberata dall’inferno talebano ed affidata alle cure della chirurgia plastica americana, che difficilmente sara’ in grado di ricostruire i tessuti di un’anima lacerata dalla violenza di una cultura esecrabile.
Una massima di Albert Einstein rende bene l’idea: il ricordo della felicita’ non e’ piu’ felicita’, il ricordo del dolore e’ ancora dolore.
Fiumicino, Mario R. Zampella





















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