lunedì 7 marzo 2011

Istinto Animale

Una notte come tante, Caserma del Quadraro, Roma, la cella ospita una detenuta accusata di furto, in attesa di giudizio, per direttissima, previsto il giorno successivo. Tre Carabinieri rientrano, come in famiglia, dopo una serata allegra, invitando un amico Vigile Urbano. Il giorno successivo, parte una denuncia contro i dipendenti dell’Arma per violenza sessuale ripetuta. La donna, si consulta col
compagno di vita, un intermediario immobiliare, si convince a parlare. I militari si difendono,
ammettendo il misfatto ma sostenendo che la donna era consenziente e che nessuna violenza e’ stata
mai usata contro di lei. Per disposizione dell’Autorita’ Militare, i tre dipendenti sono stati sospesi, il
Vigile Urbano si difende sostenendo di essere gay. Breve cronaca di uno squallido episodio di
provincia consumato in una Caserma della capitale. Dai dettagli della vicenda si potrebbe immaginare una scena analoga in qualche paesucolo del far-west del 1800, forse l’epilogo sarebbe stato diverso.
L’argomento sessuale e’ ancora una volta al centro dell’attenzione per cio’ che riguarda i rapporti fra pubblico e privato, e ‘ materia di discussione, di divisione fra i rappresentanti dei due sessi. Cosa si intende per violenza sessuale, e’ necessario che la donna opponga una decisa reazione, rischiando di peggiorare la propria posizione, in questo caso subalterna, e’ necessario che la stessa adoperi tecniche psicologiche per convincere i suoi ‘guardiani’ a desistere, oppure e’ sufficiente che l’atto sia
consumato in un silenzio velato di ricatto ? Chiunque in stato di detenzione non e’ un libero cittadino, la facolta’ di scelta non appartiene alle sue ‘chance’, se non per le esigenze primarie, e’ quindi possibile definirlo consenziente per un azione illegale in cui e’ stato invitato ufficiosamente alla complicita’ dai rappresentanti dell’autorita’ costituita ? Da chi dovrebbe discendere l’esempio di una giustizia quanto piu’ vicina alle norme che ci tutelano, da chi ha il dovere di applicarle facendole rispettare oppure da chi ha solo l’impegno di rispettarle ? E nel caso in cui non le rispetti, per qualsiasi umana ragione, e’ giusto che debba pagare il suo errore ad ogni stazione di pedaggio, in un ricatto perpetuo che ferma il tempo evolutivo della vita a quella singola azione ? E’ il frammento di un panorama piu’ ampio, in cui l’istinto animale trascende le regole per le quali lo stesso istinto dovrebbe costituire rinuncia, a favore del tranquillo vivere civile. La forma di ricatto in uso e’ meschina e sottile: il reo/a e’ costretto a vivere quale suddito al servizio di coloro che ipocritamente per primi hanno imposto la rinuncia all’istinto animale in cambio dei vantaggi della civilta’. Che vantaggi.
Mercatale (FI) 07 marzo 2011 h. 2.56 am. Mario R. Zampella









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