sabato 2 luglio 2011

Tante Scuse

Chiedere scusa e’ l’atto con cui si ammette un errore, pacificando la coscienza, quando questa entra in conflitto generando sensi di colpa. Il pentimento trova fondamento nella pratica cattolica secondo cui la confessione di un misfatto, ottiene assoluzione quando essa e’ profondamente sentita, ovvero, in assenza di fede, quando i sensi di colpa sono tali da costituire ostacolo al proseguimento sereno della vita. Da qui, si e’ sviluppato il fenomeno del pentitismo, che, sotto la disciplina giuridica, prevede particolari privilegi per tutti coloro che abbiano intenzione di confessare fatti di carattere penale a stampo mafioso. L’adesione allo stato di pentimento, naturalmente comporta la totale partecipazione e convinzione del pentito, non sempre sincera, affinche’ sia ricostruita la verita’ in base ad elementi piu’ approfonditi. L’eccezione e’ riferita a coloro che hanno strumentalizzato il fenomeno a proprio favore, creando scompiglio e distonie nella descrizione del corso degli eventi ( es. caso Tortora). Se pero’ da un punto di vista giuridico, il pentitismo strumentalizzato costituisce eccezione, nella pratica quotidiana si assiste sempre piu’ di frequente alle scuse di comodo, 
un atteggiamento che di fatto neutralizza, anche solo in parte, l’azione non consona all’etica del vivere civile. E cosi’, come ogni abbondanza determina una reazione inflazionaria, anche le scuse, sono divenute una pratica d’uso frequente per tamponare questa o quella mancanza. Chi chiede scusa, ammette e quindi confessa, anche se non proprio in via ufficiale, di essere colpevole rispetto al danno causato e di solito, per le piccole controversie, e’ sufficiente a chiudere ogni ulteriore prosieguo della questione. Le scuse pongono il reo in posizione di onesta’ ritrovata, almeno quando sono  profondamente sentite, ma anche in questo caso, come nel pentitismo giuridico, non mancano le scuse di convenienza, quelle espresse per puro e personale tornaconto. Cosi’ risulta piu’ agevole sbagliare, meno grave l’errore e piu’ facile l’assoluzione. E’ emblematica la carrellata di scuse che quotidianamente viene esternata da politici, parlamentari, personaggi qualificati e provocatori dell’ultima ora. Non di rado si colpisce di proposito, con scopi mirati, per poi chiedere ipocritamente scusa, ricomponendo serenita’ e relazioni sull’orlo del baratro. Le scuse quindi assumono valenza diversa a seconda della profondita’ del pentimento, ed in linea generale, piu’ e’ inflazionato il ricorso all’escamotage e meno le scuse sono sentite, senza peraltro modificare il risultato ottenuto. Infatti e’ difficile che un pentimento, per quanto falso ed ipocrita, non sia accettato, anche con le dovute riserve, assolvendo il reo. In conclusione, sarebbe auspicabile lo sviluppo di una capacita’ critica che induca al rifiuto di ogni perdono che sia richiesto in assenza di una reale consapevolezza dettata dalla coscienza.
L’atteggiamento buonista del perdono incondizionato non aiuta l’emancipazione di coloro che, intrappolati nel circolo vizioso del peccato-confessione-perdono, riproducono lo schema quale stereotipo del comportamento dominante. Il mondo ha bisogno di uomini, non di burattini, azionati dai fili perversi del potere sovrastante. Ecco perche’ “L’errore di Descartes”.
Ponza 2 luglio 2011 h. 11.21 am. Mario R. Zampella












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