mercoledì 8 febbraio 2012

Mala-Giustizia


Alla voce “Senzatetto” dell’enciclopedia Wikipedia sul WEB, troviamo il significato del termine e via via le cause che ne determinano lo status, le statistiche, i confronti fra le varie nazioni, etc. etc., in un compendio sufficientemente accurato e piuttosto didascalico su cio’ che inerisce l’intero ventaglio di possibili connessioni al termine.
Vivendo in prima persona il dramma legato alla perdita dell’abitazione, all’insufficienza di entrate per gestirne una in completa autonomia, al difficile e complesso travaglio, se tutto va per il meglio, connesso alla ricerca di un’ occupazione che consenta i suddetti “privilegi”, peraltro garantiti dalla Costituzione, e non essendo del tutto esauriente, in tale voce, la casistica delle problematiche che conducono per forza di cose a tale infima esistenza, mi sono arrogato il diritto, in quanto titolare assoluto, di aggiungere una voce non contemplata nell’elenco in argomento, e cioe’, fra le molteplici concause che concorrono a ridurre un individuo a vivere per la strada, ho aggiunto: “Casi di malagiustizia, in cui le vittime, deprivate di tutto da rei ignoti, non ottengono ne’ giustizia ne’ risarcimento.” Forse casi rari, ma l’attuale discussione in Parlamento, che ratifica il dovere dei magistrati di tutelare il cittadino che subisce le conseguenze di una sentenza errata con adeguato risarcimento, testimonia la recente crescita del fenomeno, e poiche’ in democrazia ogni minoranza ha diritto alla propria autoaffermazione, e comunque, nel rispetto completo di sentenze e/o archiviazioni di procedimenti disposte dall’ autorita’ giudiziaria, seppure in palese contrasto, per cio’ che mi concerne, a un’evidente e conclamata manipolazione a carattere ingiurioso, probabilmente dovuta all’utilizzo del termine “mafia” associato al termine “Istituzioni”, ho ritenuto opportuno aggiornare la voce “Senzatetto”, anche in virtu’ delle nuove figure che nel terzo millennio, vivono le disperate condizioni che un tempo rappresentavano lo stereotipo del classico “barbone” quindi riservate a chi subiva o per miseria ereditata o per scelta meditata, la condizione di nomade errante.
Oggi puo’ incappare nel fatidico elenco chiunque abbia subito tracolli finanziari disastrosi, e chiunque, come negli USA, sia rimasto vittima delle bolle speculative dei derivati e subprime, o ancora, coloro che scegliendo la sparazione coniugale, non hanno i mezzi sufficienti al mantenimento di due abitazioni, e ancora, in seguito alla crisi economca globale ed alle nuove leggi sempre meno rispettose dei diritti dei lavoratori, chiunque, gia’ in equilibrio precario, venga licenziato in tronco.
Poi esiste la non facile questione dell’immigrazione che esprime spesso il paradosso per cui individui in Italia per lavoro, richiedono assistenza quali senzatetto, pur possedendo nel paese d’origine, il piu’ delle volte, abitazioni di grandi superfici, e rincresce dover accettare che altri, davvero nullatenenti, siano costretti alla strada; poi coloro che in virtu’ delle tante bocche da sfamare all’interno del nucleo familiare, ottengono, anche giustamente, priorita’ di assegnazione rispetto a coloro che sono soli, come anche, chiunque viva in condizioni di dipendenza da droghe o alcol o gioco, sempre giustamente, riceva maggior assistenza di coloro che stanno bene o sono persino cittadini virtuosi in attesa di essere rispettati dall’ordinamento giuridico del proprio paese.
La panoramica e’ ampia e ben nutrita, e troppi sono i pregiudizi che sopravvivono attorno a tale
problematica, partendo dall’emarginazione sino al marchio infame della residenza fittizia, escamotage indispensabile all’esistenza giuridica del cittadino senzatetto, eppure discriminata nelle selezioni del personale lavorativo, perche’ associata alla figura di un colpevole, reo di non possedere una dimora,  di essere un parassita della societa’, o possibile infetto di non meglio definite patologie cliniche. 
Bologna, 08 febbraio 2012 h. 20.16 Mario R. Zampella











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