lunedì 30 gennaio 2012

La Lectio Magistralis di Napolitano

La “lectio magistralis” offerta dal Presidente Napolitano, a Bologna, in occasione del suo ricevimento della laurea ad honorem, ha posto l’accento sui differenti ed intrecciati problemi inerenti il panorama politico e culturale del nostro paese e le cause che ne hanno determinato il decadimento progressivo, sino alle scelte in estremis, dettate dall’unica necessita’ di trarre in salvo il pianeta Italia, in preda ai venti cosmici della finanza impazzita.
Ha citato personaggi eccellenti tra cui il politologo Giovanni Sartori, docente alla Columbia di New York, che ha rapportato la nozione di politica con le strutture e le istituzioni qualificate come politiche e la loro distinzione da altri tipi di istituzioni di tipo economiche, religiose e sociali, sebbene la politica, nella sua accezione piu’ ampia, coinvolga quasi tutto cio’ che interessa il nostro quotidiano. E cosi’ Napolitano ci rende partecipi dei momenti che l’hanno visto protagonista nella crescita del suo percorso politico, denunciando il degrado progressivo dei moventi che ispiravano la forza degli ideali e la stessa percezione del ruolo della politica. In particolare egli cita due vocaboli che racchiudono il senso intrinseco di una crisi di valori globalizzata, il “movente” e la “percezione”. Movente, perche’ ogni singola azione umana e’ da considerarsi finalizzata ad uno scopo, che nel corso del ventennio trascorso, ha sempre piu' perso significato, ovvero, ne ha acquisito diversi altri, strettamente legati ai profitti e agli interessi personali in ambito politico, e la percezione, ovvero la fede nei fondamenti di un ideale, altresi'  oramai dispersa nel coacervo di illusioni propagandate dai media a fini anestetizzanti. Egli preme sulla necessita' ugualmente ravvisata dai partiti che compongono la scena politica odierna, di porre un argine allo strapotere della finanza ed il relativo potere di condizionamento dei mercati, e di promuovere politiche di sviluppo sostenibile, secondo i principi basilari che regolano la materia.
Sempre in linea con quanto afferma Sartori, egli riprende una descrizione bellissima sulla relazione che interlaccia partiti e democrazia: “Sono passati ottant'anni (da un saggio classico inglese del 1921) e i partiti sono piu' che mai sotto attacco; eppure nessuno riesce a dimostrare in maniera seria e convincente come la democrazia rappresentativa potrebbe funzionare senza le cinghie di trasmissione poste in essere dai partiti e dal sistema dei partiti.”
Probabilmente dimenticata, la stampa, nel suo ruolo di garante della liberta' democratica e trasparenza istituzionale, Napolitano affonda i suoi fendenti sulle nuove tecnologie informatiche e sull'avvento della Rete, raccomandando le nuove generazioni di non ritenerle le soluzioni importanti per l'associazionismo politico, anche se qualche miracolo e' gia' avvenuto. In particolare egli allarma sul grave rischio di sviluppare il disgusto della politica, anticamera d'eutanasia della democrazia.
Cita poi Thomas Mann che nel 1945 scrisse: “La politica racchiude in se' molta durezza,  
necessita', amoralita', molte expediency e concessioni alla materia, molti elementi troppo umani e contaminati di volgarita', (……) ma non potra' mai spogliarsi del tutto della sua componente ideale e spirituale, mai rinnegare totalmente la parte etica e umanamente rispettabile della sua natura”. La lectio termina con la citazione di Beniamino Andreatta, fondatore della facolta' di Scienze Politiche a Bologna, e del Sen. Paolo Bufalini, entrambi di avverse fazioni politiche, entrambi uniti nel percorso di integrazione del nostro paese nel piu' ampio contesto europeo e nel rispetto univoco delle scelte operate con l'alleanza NATO.
E' questo il senso di cio' che un uomo di vasta cultura politica e di diritto e grande esperienza di 
vita, tramanda alle attuali e future generazioni, una vera lezione a chi in quegli istanti era impegnato in una conversazione violenta e arrogante con le forze dell'ordine, un confronto fisico dai tratti ormai obsoleti, che ricorda le manifestazioni sacrosante, allora, degli anni 60 e 70, paradigmi di contestazione stagionati, ammuffiti, anacronistici, portatori di mera e nociva violenza improduttiva, unicamente rivolta all'affermazione di un'identita' vanesia che assume via via sempre minore importanza, sempre minore efficacia dialettica, sino all'ultima esalazione che ne determinera' il collasso definitivo.
Bologna, 30 gennaio 2012 h. 11.14 pm. Mario R. Zampella












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