martedì 15 maggio 2012

Grillo Vilipendio alle Istituzioni

Beppe Grillo e Umberto Bossi hanno in comune la volgarita’ gratuita contro le istituzioni italiane, in
particolare verso il Presidente Napolitano. Non che la satira sia improvvisamente divenuta 
illegale, il problema risiede nelle invettive lanciate dai due politici in occasione di comizi e conferenze tenuti per la legittima diffusione dei programmi di partito, e, su denuncia circostanziata, perseguite dalla magistratura a norma di legge. In effetti questo e’ l’unico punto di programma che unisce Bossi e Grillo, e se Bossi aveva da parte sua l’attenuante di un danno al cervello causato dall’ictus che lo colpi’ qualche anno addietro (col rischio di essere dichiarato incapace di intendere e volere) Grillo puo’ invocare il diritto alla satira, sebbene questa dovrebbe essere esercitata nei luoghi e contesti ad essa dedicati e da personaggi che ne conoscano le regole di base. Peraltro Grillo nasce quale comico di successo popolare e durante il percorso forzato che lo ha condotto ad essere una star di grande rilievo, avendo realizzato i molteplici meccanismi che regolano i rapporti fra politica, economia, cultura, ivi incluso lo spettacolo di cui e’ parte integrante, ha inteso intraprendere il percorso del consenso popolare trasferendolo in campo politico. L’operazione non e’ delle piu’ semplici. La coesistenza di due dimensioni cosi’ distanti, l’arte della satira e la scienza politica, in un unico contesto elettorale produce distorsioni aberranti. 
Quale garanzia reale di serieta’ istituzionale potra’ mai offrire colui che praticando politica attiva, ostenta la deformazione professionale del comico ? Il Parlamento necessita di figure alternative che apportino nuove idee e contributi attingendo dalla sfera artistica e/o accademica, ma il terreno di confronto non e’ il palcoscenico, poiche’ gli interessi degli elettori vanno tutelati sempre e comunque con l’impegno di chi ne avverte la corrispondente responsabilita’. La satira e’ esercizio quotidiano sacrosanto per la verifica della tenuta stagna della democrazia, ma essa deve esprimersi nella dimensione che per sua natura le appartiene. E’ possibile che la satira usi argomenti quali PIL, DPEF, BOT, etc. ma non viceversa che la politica faccia satira su tali temi.
Guidonia, 14 maggio 2012 h. 08.16 am Mario R. Zampella













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