La recente visita del Presidente Napolitano al carcere di San Vittore, pone
in evidenza un dramma da troppo tempo eluso dalla politica e dalle istituzioni:
il sovraffollamento. Anche Marco Pannella piu’ volte ha sottolineato il degrado
civile in cui versa tutto il sistema carcerario, con proteste e digiuni rischiosi per
la sua salute, eppure il problema delle patrie prigioni resta confinato in un limbo
con cui nessuno ha voglia e capacita’ di confrontarsi. La Costituzione italiana
detta i fondamenti della funzione punitiva, ma troppe volte essa e’ disattesa in
relazione alla mancanza di fondi adeguati e disinteresse verso una frangia della
societa’ dimenticata. L’Unione Europea ci mortifica per l’inaccettabile mancanza
che interessa tutto l’ambiente dei reclusi, polizia penitenziaria e vertici dirigenti
compresi. Cio’ che inorridisce non riguarda semplicemente lo spazio limitato ma
l’intero sistema entro cui si consumano, a scala globale, le violazioni piu’ aberranti
dei diritti umani. In entrambe le categorie, reclusi e secondini, si instaurano spesso
gerarchie e regole che parificano di fatto tutto il complesso ad un sistema illegale
la cui adesione rappresenta l’unica possibilita’ di sopravvivenza. E il paradosso
consiste nelle origini del sistema punitivo, ovvero la rieducazione alla legalita’ di
chiunque l’ abbia infranta a suo personale vantaggio. La legalita’ e la giustizia,
quindi, quali fautori materiali di un sistema che vive nella legalita’ apparente e
che, in primis, non interessa ad alcuno. Un mondo a parte, dislocato e ignorato,
pur essendo parte inscindibile del tutto. Li’ dentro, c’e’ una piccola porzione
di noi tutti che siamo fuori.
Guidonia, 08 febbraio 2013 h. 01.18 pm. Mario R. Zampella
Nessun commento:
Posta un commento