venerdì 22 giugno 2012

Dalai Lama si, anzi no.



La Cina emana il suo diktat, o con noi o contro di noi. Il suo peso economico globale vince sui 
temi spirituali, per loro stessa natura innocui e neutrali. Tant’e’ che la giunta comunale di Milano, ha revocato a maggioranza il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama, come era stato in precedenza deciso, per evitare conflitti e inimicizie con la grande potenza mondiale.
Sembrerebbe una fatwa, quella contro il rappresentante spirituale tibetano, che incombe ormai da
decenni. Anche durante il governo Prodi, lo stesso primo ministro, per allentare le possibili
tensioni con la Cina in occasione della visita del Dalai Lama, evito’ di riceverlo, impegno poi
assolto dall’allora Presidente della Camera Fausto Bertinotti. E’ imbarazzante quest’atteggiamento
opportunista, succubo delle regole di mercato e di potere. Diplomazia italiana, ipocrisia etnica che
emerge ogni qualvolta le decisioni interessano direttamente l’assetto economico del paese,
benche’ il Dalai Lama non rivesta poteri politici e religiosi rilevanti al pari del Papa, e comunque, in
pieno contrasto con i dettami costituzionali italiani che garantiscono liberta’ di religione come la
carta per i diritti universali dell’uomo altresi’ conferma. Imbarazzante e deludente comportamento
che ancora una volta sottolinea la subalternita’ in cui l’Italia versa nei confronti delle grandi
potenze straniere. Italia senza voce, Italia meschina, Italia, come sempre, bandiera che 
sventola ai flussi d’aria dominanti, senza carattere e personalita’.
Guidonia, 22 giugno 2012 h. 8.44 am. Mario R. Zampella





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