lunedì 22 agosto 2011

Homeless Bologna - L'Educatore Risponde

Di seguito l’intervista a un educatore in servizio presso uno dei dormitori pubblici di Bologna. E’ rispettata la sua richiesta di anonimato.
D. Da quanti anni opera in questo settore ? 
R: Dal 1991. 
D. Nel corso della sua professione, qual’e’ stata l’esperienza piu’ significativa ?
R. Ho lavorato in una comunita’ per malati terminali per nove mesi, e la cosa mi ha segnato particolarmente.
D. Perche’ si trova a Bologna ?
R. Per caso, in cerca di lavoro.
D. La tradizione dell’accoglienza bolognese in materia sociale, e’ piu’ un mito o una realta’ ?
R. Saro’ politicamente scorretto, per me e’ un mito, e’ una sorta di ritornello che si ripete nel tempo, sara’ perche’ i bolognesi sono nostalgici e quindi richiamano alla memoria i tempi in cui a Bologna le cose funzionavano davvero.
D. Quali pensa che siano le migliori realta’ d’Italia per cio’ che riguarda l’accoglienza di soggetti senzatetto ?
R. Bologna e’ una citta’ piccola e non fa testo, non puo’ essere paragonata a metropoli come Milano, Torino, Roma etc. Da quando sono qui penso che non vi siano stati ne’ miglioramenti ne’ peggioramenti. Un tempoBologna era il centro di riferimento per tutti coloro che vivevano il disagio di non avere casa, poi sono stati creati appositi filtri che, limitando la richiesta, migliorano il servizio, ma alcuni non sono d’accordo con questo atteggiamento.
D. Cosa pensa della competizione territoriale nel campo dell’assistenza sociale, preferisce la cooperazione o la competizione ?
R.Preferisco la cooperazione, anche se prevale la competizione.
D. La competizione puo’ essere da stimolo a fare meglio ?
R. Non sono competitivo, quindi direi di no. Penso che la competizione richiami i fondamenti dell’economia, di conseguenza si gioca al ribasso dei costi e naturalmente la qualita’ del servizio tende a decadere, con ripercussioni inevitabili sull’utenza. Tutto diventa mercato economico ed i servizi alla persona non possono essere gestiti come un bilancio aziendale che mira ai profitti.
D. Quanto e’ difficile il territorio bolognese per la presenza di elementi devianti, quali droga, criminalita’ giovanile, emarginazione sociale etc. ?
R. Per cio’ che ne so, le problematiche sono diverse. Abbiamo anziani con disagi economici, persone disabili, altre con problemi psichici, immigrati a cui si intersecano il problema della droga, della criminalita’, insomma il panorama e’ variegato.
D. Quali sono le maggiori cause che riducono l’individuo allo stato di indigenza ?
R. La mancanza di istruzione. L’analfabetismo e’ una disabilita’, e’ un problema che nasce in famiglie che vivono in quartieri periferici e disagiati, dove regna la miseria. Poi vi sono immigrati che non conoscono la propria lingua, la parlano ma non sanno leggerla, quindi si puo’ immaginare quali difficolta’ incontrino per un corretto inserimento nel tessuto sociale. Alcuni restano inattivi per sette o piu’ anni, senza risolvere il problema lavoro.
D. Le separazioni matrimoniali, influiscono molto ?
R. Per gli italiani si. La maggior parte degli italiani che sono qui sono separati, a volte con figli, e quando lasciano il tetto coniugale, sovente si trovano con pochi mezzi economici a disposizione. Quindi si rivolgono ai dormitori pubblici, poi richiedono al Comune le agevolazioni relative agli affitti calmierati e col tempo riescono a tirarsi fuori.
D. Il senzatetto ha un destino segnato ?
R. Dipende, chi si da’ da fare, riesce a superare questa condizione. Chi non e’ in grado di aiutarsi, vegeta qui da 20 o 30 anni, le tipologie sono diverse.
D. Quanto e’ determinante il ruolo dell’educatore all’interno di queste strutture ?
R. Anche questo dipende dai mezzi e dagli spazi. Con pochi strumenti i risultati sono scarsi.
D. La realta’ bolognese dell’organizzazione in questo settore, che livello di efficienza ha ?
R. Non saprei dire.
D. Giriamo la domanda, quali migliorie apporterebbe alla gestione complessa di quest’ organizzazione ?
R. E’ una domanda difficile, il problema e’ culturale.
D. Pensa che vi siano sprechi o buchi da colmare ?
R. Certo, vi sarebbero molte iniziative da intraprendere per migliorare il servizio, ma il discorso e’
essenzialmente politico, a seconda della corrente di pensiero assume caratteri diversi.
D. C’e’ bisogno di piu’ assistenzialismo o di strumenti atti alla crescita dell’individuo?
R. Qualcuno disse, “anziche’ dare il pesce, diamogli la canna per pescare”. In questo centro c’e’ solo badanza, assistenza completa che non prevede la partecipazione degli ospiti alla gestione del dormitorio. Se gli occupanti fossero coinvolti in iniziative inerenti la conduzione quotidiana della struttura, forse sarebbero piu’ impegnati, fisicamente e mentalmente, invece vegetano.
D. I nuovi poveri aumentano o diminuiscono ?
R. Mi dicono aumentano.
D. La gestione dei dormitori e’ a carico del Comune, v’e anche una partecipazione privata che contribuisce alle spese ?
R. Non lo so. So che il Comune si occupa di tutto e poi c’e’ il volontariato, 25 persone che ogni giorno, 5 persone diverse al giorno, provvedono in base ad una convenzione fra il Comune e la Caritas, ai pasti quotidiani. Nel mese di luglio e agosto c’e’ una ditta che offre la cena agli ospiti presenti, la Camst, e’ a titolo di donazione, ma nulla di piu’.
D. Gli operatori che collaborano presso i dormitori sono personale qualificato ?
R. Certo, sono assunti e svolgono il proprio lavoro con professionalita’. Il volontariato invece interviene in questioni quasi esclusivamente di carattere manuale o logistico.
Continua……..
Bologna 22 agosto 2011 h. 10.56 a.m. Mario R. Zampella









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