mercoledì 10 settembre 2014

Quale PIL ?

La revisione del sistema di calcolo del PIL operata dal SEC (Sistema Europeo 
dei Conti) nel 2010,ricompone il dato indicativo della ricchezza di ogni paese 
in un quadro diverso dal precedente sistema varato nel 1995, comprendendo nel 
cumulo totale della produzione nazionale anche attivita’ illegali, quali il traffico 
di stupefacenti, la prostituzione ed il sommerso relativo a transazioni effettuate 
all’esterno dei parametri legali.
Cio’ conduce ad una reale distorsione della foto annuale che concerne il PIL 
della nazione oggetto d’analisi. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2011, 
infatti, l’ammontare percentuale relativo alle attivita’ illegali in Italia, sarebbe 
pari a 12,5 punti dell’intero Prodotto Interno Lordo, restituendo l’immagine di 
un’economia piu’ florida, di una pressione fiscale meno grave di quella effettiva 
e di un rapporto deficit/PIL alterato, ovvero piu’ vicino ai parametri imposti 
dagli accordi europei.
Se le attivita’ occulte costituiscono una fetta della produzione nazionale dovrebbero 
ugualmente contribuire al fabbisogno nazionale nella stessa misura proporzionale 
in cui le attivita’ legali apportano il proprio contributo. Sarebbe a dire che per valutare 
la ricchezza reale di una nazione dovrebbe rientrare nel novero della legalita’ ogni 
tipo di attivita’ oggi considerata illegale. Quindi prostituzione, contrabbando, gioco 
d’azzardo, traffico d’armi e di stupefacenti, mazzette, tangenti ed ogni altra forma di 
transazione monetaria che riveste carattere economico, dovrebbe essere riconosciuta 
e disciplinata da regolamenti che ne impongano le dovute partecipazioni alla spesa
pubblica.
Solo cosi’ la foto annuale dell’economia di un paese troverebbe riscontro nel reale 
flusso di capitale circolante, fornendo dati attendibili con relativi bilanci presuntivi 
e consuntivi piu’ aderenti allo sviluppo economico.
Le altre modifiche apportate nel sistema di calcolo, riguardano invece le spese 
sostenute per le attivita’ di ricerca e sviluppo e per gli armamenti, Se prima le stesse 
costituivano voci di costo nei bilanci annuali, ora potranno essere allocate alla voce 
investimenti, essendo suscettibili a produrre nuova ricchezza futura. Per la ricerca e 
lo sviluppo va bene, per gli armamenti non e’ ben comprensibile quale specie di patrimonio produttivo venga ad essere incrementato, vista la sistemica e veloce svalutazione con 
conseguente necessita’ di rinnovamento, nel campo della tecnologia militare. Forse 
il commercio di armi ?
Mario R. Zampella, 10 settembre 2014 h. 10.53 am.











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