La revisione del sistema di calcolo del PIL operata dal SEC (Sistema Europeo
dei Conti) nel 2010,ricompone il dato indicativo della ricchezza di ogni paese
in un quadro diverso dal precedente sistema varato nel 1995, comprendendo nel
cumulo totale della produzione nazionale anche attivita’ illegali, quali il traffico
di stupefacenti, la prostituzione ed il sommerso relativo a transazioni effettuate
all’esterno dei parametri legali.
Cio’ conduce ad una reale distorsione della foto annuale che concerne il PIL
della nazione oggetto d’analisi. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2011,
infatti, l’ammontare percentuale relativo alle attivita’ illegali in Italia, sarebbe
pari a 12,5 punti dell’intero Prodotto Interno Lordo, restituendo l’immagine di
un’economia piu’ florida, di una pressione fiscale meno grave di quella effettiva
e di un rapporto deficit/PIL alterato, ovvero piu’ vicino ai parametri imposti
dagli accordi europei.
Se le attivita’ occulte costituiscono una fetta della produzione nazionale dovrebbero
ugualmente contribuire al fabbisogno nazionale nella stessa misura proporzionale
in cui le attivita’ legali apportano il proprio contributo. Sarebbe a dire che per valutare
la ricchezza reale di una nazione dovrebbe rientrare nel novero della legalita’ ogni
tipo di attivita’ oggi considerata illegale. Quindi prostituzione, contrabbando, gioco
d’azzardo, traffico d’armi e di stupefacenti, mazzette, tangenti ed ogni altra forma di
transazione monetaria che riveste carattere economico, dovrebbe essere riconosciuta
e disciplinata da regolamenti che ne impongano le dovute partecipazioni alla spesa
pubblica.
Solo cosi’ la foto annuale dell’economia di un paese troverebbe riscontro nel reale
flusso di capitale circolante, fornendo dati attendibili con relativi bilanci presuntivi
e consuntivi piu’ aderenti allo sviluppo economico.
Le altre modifiche apportate nel sistema di calcolo, riguardano invece le spese
sostenute per le attivita’ di ricerca e sviluppo e per gli armamenti, Se prima le stesse
costituivano voci di costo nei bilanci annuali, ora potranno essere allocate alla voce
investimenti, essendo suscettibili a produrre nuova ricchezza futura. Per la ricerca e
lo sviluppo va bene, per gli armamenti non e’ ben comprensibile quale specie di patrimonio produttivo venga ad essere incrementato, vista la sistemica e veloce svalutazione con
conseguente necessita’ di rinnovamento, nel campo della tecnologia militare. Forse
il commercio di armi ?
Mario R. Zampella, 10 settembre 2014 h. 10.53 am.
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