Gli Stati Uniti d'America di oggi non sono piu' gli stessi.
Non sono quelli dell'11 settembre 2001, feriti al cuore e sostenuti da una
platea internazionale indignata e sconvolta per gli accadimenti di quel giorno.
Non sono piu' gli stessi che ottennero solidarieta' e commozione dal mondo
intero, per un'azione vile e nefanda. I
tempi sono mutati. La memoria scompare a favore di un interesse personale
egoistico al punto da provocare l'ennesimo conflitto ingiusto e forse
conveniente a qualcuno. La guerra
dichiarata contro Al Queda e poi contro DAESH, che ha ricevuto consensi dal
mondo intero, ora diviene una guerra babeliana ove le forze in conflitto si
traducono in bracci di ferro di tutti contro tutti. L'impegno iniziale alla
considerazione futura di un territorio da assegnare al popolo curdo, in cambio
di un'alleanza comune contro la minaccia dell'IS, e' stato tradito
meschinamente da una provocazione senza alcuna base logica, e tanto meno
negoziale. Un popolo da tempo errante fra il triangolo IRAQ-SIRIA-Turchia, e'
nuovamente costretto a difendersi, fuggire, morire, dopo l'apporto
significativo donato alla causa comune contro l'IS. Un apporto insostituibile,
che ha impegnato le milizie Curde in campo, faccia a faccia col nemico,
risparmiando le vite troppo care degli eserciti occidentali. L'attuale attacco turco
contro il popolo curdo e' stato innescato da una semplice provocazione del
Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che forse, un bel mattino, ha
esternato considerazioni personali come se si trattasse di discutere sulla
metereologia del giorno. Politiche disastrose, senza senno alcuno, che
alimentano divisioni e morte. Putroppo la memoria e' troppo corta e gli
interessi economici prevalgono quasi sempre sulle logiche umanitarie. E' tardi
per passi indietro, come e' tardi per tamponare ferite in cui, un
padre-padrone, di tanto in tanto ama infilarci il dito.
Mario R. Zampella.
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