E’ un gran vociare sotto gli ombrelloni d’agosto e il tema spesso verte sulle sorti
dell’ormai noto e quasi innominabile Cavaliere del Lavoro Silvio Berlusconi. Grande
benefattore della classe lavoratrice e ideologo della nuova onda conservatrice che
ha restituito ossigeno alle allora asfittiche condizioni della destra italiana. Populismo
"tout court” che prende le difese di un uomo vittima del complotto istituzionale, icona
mediatica di un elettorato che ha ruolo significativo nel panorama politico, tanto da
stimolare possibili prossime manovre tese al varo di una legge che rinnovi l’amnistia
“ad personam”. Si tratta di un caso atipico in cui e’ facilmente ravvisabile l’affermazione
di un potere che esula dai principi classici della democrazia e che ha gia’ manifestato,
come la storia italiana ed europea raccontano, la sua tracotanza, travalicando ogni
limite accettabile. In versione riveduta e corretta, la storia si ripete. E trova riscontro nell’atteggiamento insulso di un popolo che venera i propri benefattori, siano essi
affiliati alla mafia o potenti massoni illegali. Basti citare le processioni religiose di
Parete e Castellammare di Stabia, che lungo il percorso, stazionano ad omaggiare
potenti boss locali sotto i propri balconi. Un filo sottile connette l’idolatria che
cittadini beneficiati da politiche di affiliazione, tradotte in compravendita elettorale,
provano verso benefattori tutt’altro che filantropi. Silvio Berlusconi sara’ ancora
processato per concussione, sfruttamento della prostituzione minorile e compravendita
elettorale, per non citare tutti i giudizi caduti in prescrizione per decorrenza dei termini,
e cio’ non depone certo a favore di un perdono richiesto a voce di popolo. Tanto piu’
imbarazzante appare agli occhi di chi ci osserva dall’esterno, Vaticano incluso, tale
specie di idolatria, gia’ sperimentata e gia’ condannata. Come dire che i vizi sono duri
a morire.
Sabato 24 agosto 2013 h. 2.07 pm. Mario R. Zampella
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