E’ sempre scontro fra l’Associazione Nazionale Magistrati ed il governo in carica,
in riferimento al disegno di legge recante le nuove riforme destinate a modificare
l’attuale sistema giuridico, ivi incluse le responsabilita’ di una giustizia non sempre
all’altezza del proprio compito ed il trattamento economico dei magistrati. In
sostanza la riforma porrebbe limiti allo strumento delle intercettazioni, garanzia
di alto rispetto democratico della privacy; dovrebbe ristabilire la precedente pena
prevista, prima dell’avvento del governo Berlusconi, per le falsificazioni dei dati
di bilancio; interverrebbe sulla limitazione del periodo di ferie degli stessi magistrati
e introdurrebbe un principio di responsabilita’ civile personale secondo cui ogni
giudizio avventato che risultasse erroneo alla prova dei fatti, sarebbe passibile
di risarcimento verso la vittima innocente.
La problematica relativa alle intercettazioni e’ materia attuale, vista la recente
condanna dell’ex Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, per aver abusato del suo
potere di investigazione intercettando migliaia di telefonate anche di parlamentari.
La questione e’ delicata se si tiene conto del momento storico in cui viviamo, nel
quale il confine fra bene e male e’ sempre piu’ labile. Nel 2001, in occasione
dell’attentato alle Twin Towers, la maggioranza schiacciante del popolo americano
si dichiaro’ disponibile ad essere intercettata e controllata, tutto a favore di una
maggior sicurezza nazionale. Eppure, in Italia, non viene considerata emergenziale
l’atavica e diffusa contrapposizione fra legalita’ e criminalita’. Cosi’ come pure
il concetto di responsabilita’ civile del magistrato, non si vede perche’ debba
colpire esclusivamente l’operato di un servitore dello Stato, che nella sua qualita’
di essere umano, e’ soggetto all’errore quanto i componenti del ramo legislativo.
Infatti la democrazia e’ composta da tra colonne fondamentali, il ramo legislativo,
quello esecutivo e, appunto quello giudiziario. Perche’ allora non istituire una
responsabilita’ civile anche per i governanti, che, pur sbagliando, godono, mal
che vada, di vitalizi e privilegi perenni. Gli errori che causano danni vanno
risarciti, che sia lo Stato a pagarli o compagnie assicurative, il principio e’ giusto
quando vale per tutti.
Mario R. Zampella 11 ottobre 2014 h. 10.23 pm.
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